La BCE ha annunciato un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, confermando le aspettative del mercato. Le modifiche saranno effettive dal 12 giugno, mentre l’Euribor a 1 mese è già sceso dal 3,85% al 3,68%. Questa riduzione comporterà un abbassamento delle rate mensili per i mutui a tasso variabile, che seguono il costo del denaro.
La BCE mantiene un approccio cauto per le future decisioni, guidate dai dati inflattivi. Le previsioni indicano un aumento dell’inflazione complessiva e di fondo per il 2024 e il 2025 rispetto alle stime di marzo, con l’inflazione complessiva stimata al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.
Come influirà questo taglio sulle rate dei mutui variabili? Per un mutuo da 100.000€ a 20 anni, la rata variabile potrebbe passare da 632€ a 619€, mentre il miglior fisso è di 537€ per i mutui green e 550€ per quelli non green, una differenza di 69€ in meno rispetto alla nuova rata del variabile. Per un mutuo da 250.000€ a 30 anni, la rata variabile potrebbe passare da 1.265€ a 1.228€, mentre il miglior fisso è di 998€, una riduzione del 19%.
I mutui green a tasso fisso sono sempre più richiesti per la loro convenienza: nei primi cinque mesi del 2024, tre richieste di mutuo su dieci sono state per questa tipologia. Attualmente, la differenza tra il tasso fisso e il tasso variabile, escludendo i mutui green, è di oltre 200 punti base. A fine maggio, i mutui a 20 e 30 anni hanno registrato un tasso variabile medio del 5,24%, mentre il tasso fisso medio si è attestato al 3,15%. La differenza tra i migliori prezzi è ancora più marcata, con i fissi al 2,59% e i variabili al 4,65%. Questo ha portato la quasi totalità delle richieste di mutuo nella prima parte dell’anno a orientarsi verso il tasso fisso (98,6% del mix). Stipulare un mutuo a tasso fisso resta la strategia ottimale per i prossimi mesi, con le richieste di surroghe da variabile a fisso che rappresentano oltre il 30% del totale.
Le richieste di mutuo superiori ai 150.000€ sono aumentate rispetto al 2023, passando dal 27,4% al 31,7%. Le regioni con gli importi medi più alti sono Trentino-Alto Adige (188.412€), Lombardia (159.390€) e Lazio (156.878€). Le regioni con gli importi più bassi sono Calabria (103.702€), Molise (106.844€) e Sicilia (113.212€).
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