A maggio, l’aumento dei prezzi rallenta e ritorna ai livelli di marzo (+7,6%), dopo essere salito ad aprile.
Questa informazione è stata comunicata dall‘Istat, che ha sottolineato come il rallentamento sia ancora influenzato principalmente dai prezzi dei beni energetici.
Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati mostrano una crescita meno marcata rispetto all’anno precedente, contribuendo al rallentamento dell’inflazione di fondo (che scende al +6%).
Inoltre, la crescita dei prezzi dei beni nella spesa quotidiana continua a rallentare, raggiungendo +11,2% a maggio.
L’inflazione si riduce al 7,7% a marzo, il livello più basso da maggio
L’inflazione torna a salire, raggiungendo l’8,3% su base annua ad aprile.
Nel frattempo, il tasso di crescita dei prezzi nel carrello della spesa rallenta, passando dal 12,6% al 12,1%.
Il rallentamento del tasso di inflazione (dall’8,2% di aprile al 7,6% di maggio) è principalmente dovuto al rallentamento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati su base tendenziale (da +26,6% a +20,3%) e, in misura minore, dei prezzi degli alimentari lavorati (da +14,0% a +13,2%), degli altri beni (da +5,3% a +5,0%), dei servizi di trasporto (da +6,0% a +5,6%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,9% a +6,7%).
Tuttavia, questi effetti sono stati in parte compensati dall’aumento dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,4% a +8,8%) e dei servizi relativi all’abitazione (da +3,2% a +3,5%).
L’inflazione di fondo, che esclude gli energetici e gli alimentari freschi, mostra un leggero rallentamento da +6,2% a +6%, così come l’inflazione al netto solo dei beni energetici, che passa da +6,3% a +6,2%.
La crescita dei prezzi dei beni su base annua si attenua (da +10,3% a +9,3%), così come quella dei servizi (da +4,8% a +4,6%), riducendo il differenziale inflazionistico tra i due settori a -4,7 punti percentuali, rispetto ai -5,5 di aprile.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +11,6% a +11,2%), così come quelli dei prodotti di consumo frequente (da +7,9% a +7,1%).
L’incremento dell’indice generale è principalmente attribuibile ai prezzi degli alimentari non lavorati (+1,5%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1%), degli alimentari lavorati (+0,6%) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%).
Al contrario, si registra una diminuzione dei prezzi degli energetici non regolamentati (-1,6%) e regolamentati (-0,2%).
L’inflazione accumulata per il 2023 è del +5,6% per l’indice generale e del +4,7% per la componente di fondo.
Coldiretti segnala un aumento di oltre 3 miliardi di spesa per l’alimentazione, ma a causa dei prezzi elevati, gli italiani hanno dovuto ridurre le quantità acquistate nei primi cinque mesi del 2023.
Questa è la stima della Coldiretti riguardo all’andamento dell’inflazione a maggio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.