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domenica, 24 Novembre 2024

“Essere un clandestino? Un po’ come non pagare il biglietto dell’autobus”

“E’ un peccato”. L’ex ministro dell’Integrazione ed europarlamentare del Partito Democratico Cecile Kyenge commenta in un’intervista ad Affaritaliani.it il passo indietro del governo che, per ora ha deciso di rinviare la discussione sul decreto delle depenalizzazioni che contempla anche la cancellazione del reato di immigrazione clandestina.

“Si tratta di un illecito amministrativo, – spiega l’eurodeputata dem – vuol dire che qualcuno infrange comunque la legge, come quando si sale sull’autobus senza biglietto. Qualcuno va contro le regole e quindi è un illecito amministrativo ma non un reato penale, quindi non capisco la motivazione di lasciarlo in questi termini. Il che vuol dire far vedere quelle persone come dei criminali. In sostanza è come se qualcuno salisse sull’autobus senza biglietto e per questo diventa un criminale”. L’assurdo paragone viene usato dalla Kyenge per combattere, a suo modo, quelle che si battono per mantenere questo reayo solo come spot elettotale, quasi come se le sue parole non fossero di un contenuto meramente propagandistico.

Secondo la Kyenge il reato di clandestinità non ha alcuna logica ed è soltanto uno spreco di tempo e di denaro che spendiamo noi italiani anche perché “nessun processo arriva mai fino in fondo”. “Spero prosegue l’eurodeputata – che comunque un giorno avremo la maggioranza sufficiente per intervenire su norme come queste che, a mio avviso, metteno l’Italia in coda su temi che indicano la strada per il futuro, come il coraggio che abbiamo avuto a portare avanti Mare Nostrum. Eravamo criticati e poi, alla fine, si è visto che avevamo ragione noi”.

Per quanto riguarda i gravi fatti di Colonia la Kyenge li definisce dei crimini contro l’umanitàma “tutte quelle persone che hanno commesso quei crimini sono dei maschi sessisti e non possiamo chiudere gli occhi di fronte a una lotta che dura da secoli e da generazioni contro la violenza e il sessismo. Ed è una cosa che riguarda ogni cultura, nessuno è indenne”,conclude l’ex ministro.

IlGiornale

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