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mercoledì, 15 Maggio 2024

Trasformazioni demografiche in Italia: fecondità, vita media e invecchiamento della popolazione

La diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e l’invecchiamento della popolazione sono i tre fenomeni rilevanti delle trasformazioni demografiche in Italia.

Secondo l’Istat, la fecondità è in calo da diversi anni ma ha registrato un lieve aumento nel 2021, con un tasso di 1,25 figli per donna.

L’età media al parto è salita a 32,4 anni, una delle più alte in Europa.

Nel 2022, l’aspettativa di vita alla nascita è di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne.

I matrimoni celebrati nel 2021 sono aumentati del 86,3% rispetto all’anno precedente, dopo il calo causato dalla pandemia nel 2020.

Le separazioni e i divorzi nel 2021 hanno registrato un aumento del 22,5% e del 24,8% rispettivamente rispetto all’anno della pandemia.

Nel 2022, l’indice di vecchiaia ha raggiunto il valore di 187,6 anziani ogni cento giovani.

L’Italia ha una delle popolazioni più “anziane” dell’UE, con una diminuzione dello 0,3% nel numero di residenti nel 2021.

La dinamica migratoria è in aumento rispetto al 2020. Circa 5 milioni di cittadini stranieri (8,5% della popolazione) risiedono in Italia, concentrati principalmente nel Centro-Nord.

I cittadini non comunitari regolarmente presenti sono circa 3 milioni e 561 mila. Nel 2021, sono stati rilasciati più del doppio dei permessi di soggiorno rispetto all’anno precedente (+127%).

Nel 2022, il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (12,0%) è superiore a quello dei cittadini italiani (7,6%).

Nonostante una crescita più intensa, il tasso di occupazione degli stranieri (64,2%) è ancora inferiore a quello degli autoctoni (64,9%).

In Italia, uno su dieci (18-24 anni) abbandona precocemente gli studi superiori. La spesa pubblica per l’istruzione in Italia è inferiore alla media dell’UE (4,1% nel 2021).

Nel 2022, la percentuale di adulti tra i 25 e i 64 anni con al massimo la licenza media è del 37,4%, con una quota maggiore tra gli uomini (40,1%) rispetto alle donne (34,8%).

Nel 2022, l’11,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha abbandonato precocemente gli studi, con una percentuale ancora più alta nel Mezzogiorno (15,1%).

Nel 2022, persiste uno squilibrio di genere sul lavoro, con il tasso di occupazione delle donne inferiore di 19,8 punti percentuali rispetto agli uomini (55,0% rispetto al 74,7%).

Il tasso di disoccupazione nel 2022 è diminuito, soprattutto tra i giovani, con una percentuale più elevata per le donne (25,8%) rispetto agli uomini (22,3%).

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