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sabato, 27 Luglio 2024

Pensioni anticipate: crollo nelle richieste per Quota 102 e 103

Pensioni anticipate, diminuiscono le richieste: nel 2023, le pensioni anticipate hanno registrato una significativa diminuzione delle richieste. Secondo i dati forniti dall’INPS, solo 23mila lavoratori hanno scelto di usufruire di Quota 103, mentre meno di 13mila hanno optato per Quota 102 negli ultimi due anni.

I numeri parlano chiaro

Dal 2019 al 2024, il sistema delle Quote è stato oggetto di discussione e revisione continua. Introdotto inizialmente con Quota 100 dal governo Conte I, il sistema prevedeva una combinazione di età anagrafica e anzianità contributiva per raggiungere il totale di 100, poi evoluto in Quota 102 e Quota 103. Tuttavia, le ultime statistiche mostrano un netto calo delle richieste per queste misure.

Tra il 1° gennaio 2022 e il 31 dicembre 2023, solo 36mila lavoratori hanno usufruito di Quota 102 e Quota 103. Di questi, oltre 23mila nel solo 2023 hanno scelto Quota 103, mentre Quota 102 ha registrato meno di 13mila pensionamenti anticipati in due anni.

L’analisi del trend

La riduzione nelle richieste di pensioni anticipate potrebbe essere attribuita a diversi fattori. Uno degli elementi chiave è l’introduzione della versione penalizzata di Quota 103 dal governo Meloni, che consente l’uscita anticipata con almeno 62 anni e 41 anni di contributi. Tuttavia, questa opzione comporta una penalizzazione sull’importo dell’assegno, rendendola meno appetibile per molti lavoratori.

Impatto sulle casse dello Stato

Il sistema delle Quote ha avuto un impatto significativo sulla spesa pensionistica italiana. Tra il 2019 e il 2024, la spesa è aumentata di quasi 70 miliardi di euro. Questo incremento ha sollevato preoccupazioni sia da parte dell’Unione Europea che della Ragioneria generale dello Stato.

Gli ultimi dati dell’Osservatorio INPS mostrano che le pensioni anticipate erogate con decorrenza 2022 sono state oltre 260.400, mentre quelle con decorrenza 2023 sono scese a 227.639. Nonostante il rallentamento, le misure come Quota 100, 102 e 103 continuano a incidere pesantemente sui conti statali, complici anche i costi di indicizzazione all’inflazione.

Il futuro delle pensioni anticipate

Guardando al futuro, il governo si trova di fronte a una difficile decisione. La Ragioneria generale dello Stato prevede che, continuando con il sistema delle Quote, il peso della spesa pensionistica sul PIL potrebbe raggiungere il 17% entro il 2040. Questo scenario richiede una valutazione attenta e probabilmente l’introduzione di nuove misure per contenere i costi.

Una delle proposte sul tavolo è Quota 41, che consentirebbe l’uscita con 41 anni di contribuzione senza soglia anagrafica, ma con un sistema totalmente contributivo. Tuttavia, anche questa misura comporterebbe costi significativi per lo Stato, rendendo necessarie ulteriori valutazioni e possibili strette sull’indicizzazione degli assegni pensionistici più elevati.

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