L’Industria Italiana e il Nord-Est hanno tracciato un percorso unico negli ultimi 15 anni. Nonostante le sfide economiche globali, questa regione ha dimostrato una resilienza notevole, distinguendosi dal trend generale del Paese.
Tra il 2007 e il 2022, il settore industriale italiano, che rappresenta circa il 21% del PIL nazionale, ha affrontato una serie di ostacoli, inclusi la grande recessione, la crisi dei debiti sovrani, l’emergenza Covid-19 e le tensioni geopolitiche. Tuttavia, l’Industria Italiana e il Nord-Est hanno segnato una storia diversa. Mentre il valore aggiunto dell’attività manifatturiera nel Paese ha visto una diminuzione generale, il Nord-Est ha mostrato una resistenza eccezionale, registrando risultati positivi in contrasto con le altre regioni.
Questo fenomeno nel Nord-Est si contrappone nettamente al declino osservato in altre aree, come il Mezzogiorno, il Centro e il Nord-Ovest, dove il valore aggiunto dell’industria ha subito cali significativi. In particolare, l’analisi mostra che mentre il Mezzogiorno ha registrato un crollo del 27%, il Centro del 14,2% e il Nord-Ovest dell’8,4%, il Nord-Est ha invece evidenziato un incremento del 5,9%.
Nel dettaglio, alcuni settori hanno risentito maggiormente delle difficoltà economiche, come la raffinazione del petrolio, il legno e la carta, e la chimica. Al contrario, altri settori come i macchinari, l’agroalimentare e i prodotti farmaceutici hanno mostrato una crescita notevole. Questi dati evidenziano la diversità e l’adattabilità dell’Industria Italiana e del Nord-Est.
Il caso del Nord-Est dimostra come, nonostante un contesto economico globale sfidante, ci siano aree e settori capaci di adattarsi e prosperare. Questa resilienza può servire da modello per altre regioni e settori dell’Industria Italiana, offrendo preziose lezioni per il futuro dell’economia nazionale.