Frequentare l’università al Nord può costare fino al 30% in più rispetto al Sud. Non solo per le tasse universitarie, che oscillano tra 1.000 e 4.000 euro annui, ma soprattutto per il costo della vita, che pesa sugli studenti fuori sede.
Secondo i dati più recenti, le tasse medie si attestano sui 2.594 euro annui, con un divario netto tra Nord e Sud dovuto ai maggiori investimenti negli atenei settentrionali. Tuttavia, la spesa più onerosa è legata agli affitti nelle città universitarie, dove un posto letto può arrivare a 800 euro al mese, contro cifre sensibilmente più basse in altre aree del Paese.
Anche la scelta della facoltà incide sulle spese: i corsi di ingegneria, medicina e biotecnologie risultano più costosi delle discipline umanistiche, a causa della necessità di laboratori e materiali specializzati.
Per contenere il divario economico, negli ultimi anni sono state ampliate le borse di studio e le agevolazioni per gli studenti meritevoli e le famiglie con redditi medio-bassi. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede inoltre fondi per studentati pubblici e contributi per l’affitto, nel tentativo di garantire un’istruzione accessibile a tutti.
Tuttavia, la differenza di costo tra Nord e Sud resta significativa, spingendo sempre più studenti e famiglie a valutare con attenzione la scelta dell’ateneo anche in base agli aspetti economici.