Al corteo di Vercelli, l’atmosfera è tesa ma determinata. I familiari delle vittime di Brandizzo, operai travolti da un treno mentre si dirigevano al lavoro, sono presenti con le foto dei loro cari in mano. Il loro dolore è palpabile, ma da esso sgorga una rinnovata energia per chiedere giustizia e un cambiamento nel sistema di sicurezza sul lavoro.
Maurizio Landini, leader sindacale, prende la parola: “Alziamo il livello di lotta. Questi eventi tragici non possono e non devono essere la norma. È inaccettabile che chi va a lavorare non torni a casa“. Le sue parole riflettono l’umore di molti: è tempo di agire.
Il corteo diventa così non solo un luogo di memoria, ma anche un terreno per un’azione collettiva che chiede un miglioramento nelle condizioni lavorative e nella sicurezza per evitare che simili tragedie si ripetano. Il messaggio è chiaro: le istituzioni devono ascoltare, e la lotta per i diritti e la sicurezza sul lavoro deve intensificarsi.
In mezzo ai cartelli e alle bandiere, le foto delle vittime guardano tutti. Sono un monito potente che la lotta deve continuare, e che il prezzo della negligenza è troppo alto per essere ignorato. Il corteo si dissolve, ma l’impegno resta, più forte che mai.