Le riaperture nel Regno Unito procedono, ma quando manca solo poco  più di un mese alla fine delle restrizioni previsto per il 21 giugno prossimo, sostanzialmente le autorità britanniche invitano alla prudenza e accelerano la campagna di immunizzazione e riducono l’intervallo, (per gli over cinquanta) tra la prima e la seconda dose, da 12 a 8 settimane e tra pochi giorni il vaccino verrà offerto alla fascia degli over 35.

Il virus non è stato debellato, e il rischio che torni a diffondersi è concreto. Finora in Gran Bretagna circa 37 milioni hanno ricevuto la prima dose e oltre 20 milioni anche la seconda. Il 30% dell’intera popolazione adulta è stata completamente vaccinata. Attualmente, ci sono meno di 1000 persone ospedalizzate e i decessi giornalieri sono circa una decina.

Nel Governo e tra gli esperti c’è apprensione per l’aumento dei casi dovuti alla variante indiana di Covid-19 in UK; i dati preliminari mostrano che la cosiddetta variante indiana si trasmetterebbe col 50% di velocità in più e il sospetto è che possa essere alimentata dalle persone che hanno detto no al vaccino. “Tutti devono fare la loro parte” ha ammonito Boris Johnson e soprattutto vaccinarsi; intanto si ipotizza l’uso del monodose Johnson & Johnson puntando per ora su un’accelerazione nella somministrazione dei vaccini e sulla campagna di prevenzione con test a tappeto.

Il Ministro della Salute Matt Hancock domenica scorsa ha detto che la stragrande maggioranza degli ospedalizzati per Covid-19 di Bolton, uno degli hotspot per la variante indiana, sono persone che avevano diritto al vaccino ma che hanno preferito attendere o rinunciare. Ha spiegato che i vaccini funzionano al 97% per contenere anche le varianti; ma se troppe persone lo rifiutano, non sarà possibile escludere “nuovi lockdown.” I focolai di contagi di questa mutazione si sono allargati a Bolton, Blackburn con Darwen inclusa Bedford, Burnley, ,Hounslow, Kirklees, Leicester e North Tyneside. Addirittura, non si esclude l’imposizione di nuovi lockdown locali, specialmente in queste aree dell’Inghilterra centro-settentrionale più colpite dalla variante indiana.

I dati attuali non indicano una pressione insostenibile sul sistema sanitario ma si teme che ci sia una «realistica possibilità» che la nuova variante di coronavirus possa essere più contagiosa fino al 50% secondo quanto evidenziato da un modello elaborato dall’Università di Warwick. Ciò potrebbe causare una terza ondata, in estate, anche peggiore di quella subita lo scorso inverno. Già adesso la variante indiana ammonta a un nuovo caso su cinque e si è quintuplicata nel giro di dieci giorni passando da 676 a 3.000 casi.

Tuttavia non sembra essere più mortale e la sua diffusione non si è tradotta finora in un aumento dei ricoveri ospedalieri o dei decessi. A breve dovrebbe essere approvato anche il siero Johnson & Johnson; l’idea su cui lavora il Governo è ottenere la tanto desiderata immunità di gregge prima che emergano nuove varianti a rovinare un equilibrio estremamente precario.

Il Ministro della Salute britannico, Matt Hancock, ha inoltre annunciato in conferenza stampa che il Regno Unito sta per lanciare il “primo studio al mondo” sugli effetti di una terza dose del vaccino per il Covid-19. I test partiranno agli inizi di giugno e coinvolgeranno quasi 3.000 partecipanti già vaccinati con due dosi e prevedono l’utilizzo di sette vaccini, al momento approvati nei Paesi occidentali ovvero AstraZeneca, Pfizer/BioNTech, Moderna, Novavax, Valneva, Janssen e Curevac.

La pubblicazione dei dati è attesa per settembre, in modo da permettere alle autorità di valutare l’opportunità di un richiamo nella stagione invernale, quando si verifica il picco di infezioni respiratorie. La somma stanziata dal governo per finanziare lo studio è pari a 19,3 milioni di sterline (circa 22,4 milioni di euro) .

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