Restare bloccati in aeroporto non è mai un piacere, ma dipende da dove succede. Un nuovo studio internazionale ha messo in fila gli scali più cari e più economici del mondo, e la differenza è abissale: a New York, al JFK, un viaggiatore può arrivare a spendere quasi 300 euro in una sola giornata, mentre a Delhi, in India, bastano poco più di venti.
La ricerca ha calcolato il prezzo medio di beni e servizi essenziali per chi si trova costretto a trascorrere la notte in aeroporto: un pasto veloce, un caffè, l’acqua, il trasporto verso il centro, un hotel e uno spazzolino. Il risultato è un vero termometro del costo della vita globale.
Gli Stati Uniti guidano la classifica degli aeroporti più costosi, seguiti da Svizzera, Australia e Spagna. In Europa, Zurigo e Parigi non fanno sconti: anche solo dormire nei dintorni di un terminal può trasformarsi in un salasso. All’opposto, l’Asia regala le migliori sorprese: a Delhi, Bangkok e Pechino la sopravvivenza costa come una colazione in Occidente.
Le cause? Oltre al livello generale dei prezzi, pesa la logica del “cliente prigioniero”: una volta oltrepassati i controlli, il passeggero non ha alternative, e negozi e ristoranti impongono ricarichi che farebbero arrossire un resort di lusso.
Gli esperti consigliano di viaggiare preparati: acqua, snack e prodotti base possono evitare spese inutili. In Europa, inoltre, la legge tutela i passeggeri in caso di ritardi o cancellazioni, imponendo alle compagnie aeree di offrire pasti e alloggio.
In sintesi, la prossima volta che il tabellone segna “volo in ritardo”, ricordate che il vostro portafogli potrebbe viaggiare più leggero del previsto — o, se siete fortunati, rimanere intatto come a Delhi.

