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giovedì, 2 Maggio 2024

LA STATISTICA DEL COVID-19 INTERVISTA ALLA PROF.SSA GIOVANNA JONA LASINIO

 

Tocqueville asseriva che “ La democrazia è il potere di un popolo informato” .

Nessuno vuole ignorare il principio costituzionale che garantisce la libertà di pensiero e la sua
divulgazione per mezzo degli organi di informazione, quello che non si condivide è che, l’organo di informazione, sovente fazioso, trasla la notizia su piani dettati da interessi di parte che conducono spesso ad una soluzione lontana dal vero.
Il risultato è la confusione sovrana del cittadino, che viene spinta verso conclusioni errate e fuorvianti. Non si può sottacere come, questa modalità nell’ esercitare la libertà di informazione da parte di qualche inopinato operatore, non giova non solo alla correttezza dell’informazione, ma alla serenità dei cittadini e, conseguentemente all’ ordine pubblico.

Siamo in un’ epoca in cui raccogliere i dati non è affatto semplice. L’ enorme quantità di informazioni raccolte sulla pandemia  che dal 2020 ad oggi monopolizza l’ attenzione dei media, non è facile da analizzare. È proprio in questo momento il ruolo dei giornalisti  diventa fondamentale nella cernita della mole mai vista prima di dati, in modo da minimizzare distorsioni di interpretazione e fornire al pubblico solo informazioni attendibili e corrette.

Non solo, i media hanno anche il compito di gestire la pluralità di voci che emerge in queste situazioni di difficoltà , sia nell’ aiutare il pubblico ad interpretare in modo corretto i dati disponibili,  sia nel selezionare tra la moltitudine di report statistici, spesso di nessuna o scarsa utilità, o addirittura fuorvianti, quelli veramente utili.

  •   Giovanna Jona Lasinio, lei è  prof.ssa di Statistica  all’ Università La Sapienza di Roma. Secondo lei agli italiani manca la consapevolezza del livello di rischio del Covid-19 e con le riaperture, aumenteranno i contagi?

In questo momento i contagi non possono che aumentare con le riaperture. I comportamenti
a rischio sono sempre più diffusi, sia per stanchezza che per mancanza di consapevolezza.
Quelle che possono essere profondamente diverse sono le conseguenze.

Dal mio gruppo di ricerca che si chiama Stat group 19, già dal 19 marzo 2020, abbiamo iniziato un’ attività partendo dalla considerazione che c’era un problema di comunicazione, sia dal punto di vista istituzionale che, dal punto di vista del giornalismo medio. Si tendeva più alla ricerca, dal punto di vista istituzionale invece, si diceva sempre tutto e il contrario di tutto ogni cinque minuti, senza rilasciare chiare indicazioni ai cittadini di quello che stava accadendo. Dal punto di vista giornalistico invece, c’è stata più una ricerca al titolo scoppiettante creando quindi, una comunicazione confusa. Il problema è fondamentalmente culturale e di comunicazione, già gli italiani non amano le restrizioni, se non riesci a spiegare bene perchè devono stare in casa, è lapalissiano il sovrapporsi di aspetti politici con aspetti di tipo sanitario che sono ambiti da tenere distinti in quanto differenti. Non dovremmo parlare di partiti, gli aperturisti e i chiusuristi, bensì parlare di problemi sanitari.

  • Come fanno gli italiani prof.ssa ad avere consapevolezza dei rischi se chi li governa, anzichè convincerli della reale portata del pericolo non riesce nemmeno a comunicarlo?

C’è un problema a monte secondo il mio parere: non si può pretendere che l’ organo di controllo sia lo stesso controllato. Le regioni che forniscono i dati al Ministero della Salute, sono le stesse regioni che dovrebbero fare i tamponi che in realtà non fanno. Le regioni dovrebbero fornire i dati sullo stato economico della regione, parlare dei propri interessi; il dato sanitario invece, dovrebbe essere gestito in maniera differente. Bisognerebbe costruire dei Campioni di sorveglianza per monitorare la situazione e non demandare tutto in mano alle Regioni. Bisognerebbe cercare di alleggerire il sistema sanitario dalla necessità di fare anche monitoraggio e sorveglianza e investire appunto sui campioni di sorveglianza regionale e perchè no, anche comunali. Solo così si andrebbe a cercare il virus e rilasciare ai cittadini stime reali ed accurate rispetto a quelle che ci fornisce la Protezione civile. I dati che ci forniscono sono sporchi in quanto manipolabili da parte delle regioni che evitano di fare tamponi. Esempio: i morti che sono comunicati oggi, non sono realmente i morti di oggi ma i morti che sono stati comunicati oggi, quindi la questione è differente. Il processo di trasmissione del dato sanitario è estremamente complesso perchè parte dagli ospedali e dai laboratori. Ci sono ospedali altamente tecnologici con raccolta dati di altissimo livello e poi ci sono le piccole ASL. In questo ciclo di trasmissione dei dati, possono esserci grossi problemi di trasmissione sia tendenti al ribasso che al rialzo. Non è stata mai fatta un’ indagine sul numero degli Asintomatici e dei positivi che non riusciamo ad incontrare. E’ normale che i tamponi vengano fatti all’ interno di un sistema sanitario regionale ai sintomatici; in questo caso il tasso di contagiosità sale enormemente, perchè se sei sintomatico, è intrinseco che ti sia preso il Covid in questo periodo in cui non c’è l’ influenza. Tanti sono i fattori da considerare al momento in cui andiamo a leggere questi dati.

  • Prof.ssa cosa dobbiamo aspettarci dopo la riapertura?

Essendo esperta di numeri sono molto cauta con le previsioni. Soprattutto su quelle a lungo termine. La situazione probabile, sarà la crescita dei contagi però mi aspetto di vedere una situazione di minor gravità. L’ incognita variante sia con i vaccini , sia con gli anticorpi, può diventare più contagiosa ma sicuramente meno letale.

  • L’ arrivo di migranti costituisce un fattore di rischio?

Il fatto che ci sia circolazione di persone, da qualunque parte provengano, aumenta il rischio di trasmissione, è indubbio.

  • Per lei il sistema di monitoraggio basato sull’ Rt e sulle Regioni a colori va rivisto, perché non è affidabile? Come potrebbe l’ ISTAT intervenire sul sistema?

La percezione del rischio consapevole è l’unica via affinché i cittadini rispettino determinate cautele e restrizioni. Un indicatore smette di esser un buon indicatore quando diventa un obiettivo. L’esempio classico è l’incidenza (numero di casi su 100mila abitanti): le Regioni che fornisco i dati sono allo stesso tempo la fonte dei dati e l’ente valutato sulla base dei dati forniti. Come faccio a rimanere sotto 250 di incidenza ed evitare cosi’ la zona rossa? Basta cercare di meno il virus; meno tamponi, meno casi. Per evitare che l’incidenza venga manipolata si possono usare i campioni di sorveglianza. Cioè dei campioni gestiti ad esempio dall’Istat in collaborazione con il ministero della Sanità direttamente, senza passare per le Regioni, in cui si cerca il virus con un numero fissato di tamponi. Poi una volta che si raggiungono valori bassi di incidenza implementare un sistema di tracciamento dei contatti dei positivi che sia davvero funzionante. Andrebbe istituito un sistema di sorveglianza sulle varianti, in cui si faccia sequenziamento di un gran numero di tamponi positivi, sempre usando dei campioni di sorveglianza.

Ringraziamo alla Prof.ssa Giovanna Jona Lasinio per l’ intervista rilasciata alla nostra redazione Ultimissime News Italy News e PugliaPress TV .

 

Francesca Branà

 

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