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martedì, 1 Luglio 2025

Verso il ritorno della leva militare? Cosa accadrebbe in caso di conflitto

In un contesto internazionale segnato da guerre e tensioni crescenti, anche in Italia si riapre il dibattito sulla leva militare obbligatoria, sospesa dal 2004 ma mai formalmente abolita. Secondo quanto previsto dalla Costituzione, in caso di dichiarazione dello stato di guerra da parte delle Camere, il governo avrebbe il potere di richiamare i militari in servizio, gli ex militari congedati da meno di cinque anni e, solo in caso estremo, i civili tra i 18 e i 45 anni, ritenuti idonei dopo visita medica.

L’articolo 52 della Carta ribadisce che la difesa della Patria è un dovere sacro, e la chiamata alle armi non può essere rifiutata, salvo specifiche esenzioni per alcuni corpi come Vigili del Fuoco e Polizia penitenziaria. Nel 2024, la Lega ha rilanciato l’ipotesi di introdurre una riserva ausiliaria di 10mila ex militari, volontari, mobilitabili in situazioni di crisi.

Intanto, anche altri Paesi europei si stanno muovendo nella stessa direzione. Germania, Francia, Polonia e paesi baltici stanno valutando o già reintroducendo forme di servizio militare per far fronte alle nuove sfide geopolitiche. Ma un eventuale ritorno alla leva avrebbe ricadute significative sull’economia, come dimostrano le stime tedesche, che parlano di perdite potenziali fino a 70 miliardi di euro.

Il ritorno della leva militare in Italia, sebbene non imminente, resta dunque un’ipotesi concreta nel caso di un’escalation militare che coinvolga anche i membri della NATO, come previsto dall’articolo 5 del Trattato Atlantico. L’argomento divide la politica, ma la questione rimane aperta, e pronta a riaccendersi al primo segnale di allarme.

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