Un recente studio condotto da Columbia University e University of Chicago, in collaborazione con la società di cybersecurity Barracuda, ha rivelato che oltre il 51% delle email di spam oggi in circolazione è generato da modelli di intelligenza artificiale. Si tratta di una crescita esponenziale, se si pensa che a metà 2023 la percentuale era ancora sotto il 10%.
Queste nuove email risultano molto più sofisticate: ben scritte, prive di errori grammaticali e spesso indistinguibili da comunicazioni legittime. Proprio questa “qualità” rende più difficile per i sistemi di sicurezza intercettarle e bloccarle, aumentando il rischio di truffe e attacchi informatici.
Gli autori dello studio avvertono che gli aggressori utilizzano l’intelligenza artificiale non solo per velocizzare la produzione dei messaggi, ma anche per aggirare i filtri linguistici e migliorare l’efficacia delle frodi. L’aspetto più preoccupante è che molte di queste tecniche sono ormai simili a quelle impiegate nel marketing professionale.
Secondo Barracuda, la miglior difesa resta la formazione del personale: è essenziale che i dipendenti imparino a riconoscere le minacce e a segnalarle tempestivamente. L’attenzione umana resta, per ora, il baluardo più solido contro uno spam sempre più “intelligente”.