In occasione della Giornata mondiale dell’infanzia dello scroso 20 novembre, torna al centro dell’attenzione un dato che pesa come un macigno: 417 milioni di bambini vivono in condizioni di povertà estrema. Una realtà che coinvolge 130 Paesi e che tocca ogni aspetto della vita quotidiana: dall’accesso alla scuola alla possibilità di curarsi, dal cibo all’acqua potabile, fino alla mancanza di servizi igienici e di un’abitazione dignitosa.
Le aree più colpite restano l’Asia Meridionale e l’Africa Subsahariana, territori in cui crisi climatica, instabilità politica e carestie rendono l’infanzia un percorso ad ostacoli. Milioni di piccoli sono costretti a fare i conti con conseguenze che non hanno scelto, mentre il resto del mondo continua a voltarsi dall’altra parte o a ricordarsi del problema solo una volta all’anno.
Il quadro delineato dal nuovo rapporto internazionale non è fatto di numeri astratti: dietro ogni cifra c’è una vita che fatica a partire. La sfida è enorme e richiederebbe interventi concreti, investimenti mirati e una volontà politica che, troppo spesso, rimane intrappolata nei buoni propositi.
Una realtà dura, che mette in evidenza come l’infanzia, la più fragile e la più innocente, continui a essere la prima a pagare il prezzo delle scelte degli adulti.

