A partire dal 2026 molti Pronto soccorso italiani rischiano di ritrovarsi con metà del personale medico necessario. È quanto indica una recente rilevazione della Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza, che ha analizzato cinquanta strutture rappresentative del sistema nazionale.
I dati riflettono una criticità ormai strutturale: solo una minoranza dei reparti riuscirà a garantire oltre il 75% dell’organico previsto, mentre una fetta consistente lavorerà con coperture insufficienti. Alla base della crisi pesano la scadenza dei contratti attivati durante l’emergenza pandemica, la difficoltà nel reclutare nuovi professionisti e l’aumento di dimissioni e pensionamenti.
Il presidente di Simeu, Alessandro Riccardi, ha evidenziato come la tenuta del sistema dell’emergenza sia messa alla prova da carichi di lavoro elevati e da condizioni che scoraggiano la permanenza nei reparti. Le soluzioni temporanee, come il ricorso a prestazioni aggiuntive o a operatori esterni, potrebbero tamponare solo nell’immediato, senza offrire garanzie per il futuro.
L’indagine invita le istituzioni a definire un percorso strutturale di rilancio e potenziamento della medicina d’urgenza, prima che la carenza di personale diventi un ostacolo insormontabile per la tutela dei cittadini.

