È raro, in politica italiana, assistere a un fenomeno tanto singolare quanto quello del sostegno trasversale al referendum giustizia. In un Paese dove anche il meteo divide le fazioni, vedere un fronte che si allarga dal centrodestra ai moderati su un tema così spinoso ha del miracoloso. Forse più che un dibattito sulla giustizia, si tratta di un esperimento sociale: riuscire a mettere d’accordo chi, fino a ieri, litigava persino sul caffè.
Il centrodestra, si sa, non perde tempo. Lettere di intenti già depositate da Camera e Senato, firme raccolte con zelo quasi religioso e un obiettivo ben chiaro: arrivare pronti al referendum popolare. Antonio Tajani, con la sua solita calma apparente, ha dichiarato: “Siamo pronti”. E c’è da credergli: la macchina organizzativa si muove con la precisione di un orologio svizzero (ma con un tocco tutto italiano).
Dall’altra parte, Maurizio Lupi e i suoi di Noi Moderati hanno deciso di costituire un comitato per il Sì, trasformando il sostegno trasversale al referendum giustizia in una realtà tangibile. A Roma, l’Unione delle Camere Penali è pronta a presentare il proprio comitato, mentre voci più inaspettate – come quella di Cesare Salvi – si aggiungono al coro, sostenendo la separazione delle carriere dei magistrati. Insomma, un “Sì” che fa rumore, e che forse segna l’inizio di un dialogo meno ideologico e più concreto.
È curioso notare come un tema tanto tecnico sia diventato terreno fertile per un’inedita armonia politica. Il sostegno trasversale al referendum giustizia non è più solo uno slogan, ma un fatto. E chissà, magari – tra un dibattito e un comunicato stampa – anche la giustizia italiana riuscirà a trovare un equilibrio, se non perfetto, almeno bipartisan.

