La Camera ha dato il suo via libera, in terza lettura, alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. I voti favorevoli sono stati 243, contrari 109. Non essendo stata raggiunta la maggioranza dei due terzi, il testo dovrà passare al Senato e, con ogni probabilità, sarà sottoposto a referendum confermativo.
La seduta non è stata priva di momenti accesi: gli applausi dei banchi del governo dopo l’approvazione hanno provocato la dura reazione delle opposizioni, tanto da costringere il presidente di turno, Sergio Costa, a sospendere i lavori. Alla ripresa, la polemica è proseguita, con le minoranze che hanno denunciato un atteggiamento trionfalistico da parte della maggioranza.
Il governo, dal canto suo, ha salutato il voto come un passo storico. Giorgia Meloni ha parlato di “riforma attesa da anni”, mentre il ministro Carlo Nordio, con una battuta, ha annunciato di voler festeggiare “con uno spritz”. Antonio Tajani ha già messo le mani avanti sulla campagna per il referendum, ricordando che “la vittoria va confermata davanti ai cittadini”.
La riforma, al centro di accesi dibattiti da mesi, viene presentata come una svolta per rendere la giustizia più equilibrata e trasparente. Le opposizioni, invece, la considerano un pericoloso passo verso un eccessivo potere dell’esecutivo. Quel che è certo è che lo scontro politico non si fermerà qui: dopo l’approvazione della Camera, la battaglia si sposta a Palazzo Madama e, successivamente, nelle urne popolari.