Le alte temperature che stanno colpendo l’Italia in queste settimane stanno causando gravi conseguenze al comparto agricolo e zootecnico. A soffrire non sono solo i raccolti, anticipati o compromessi in molte regioni, ma anche gli allevamenti, dove la produzione di latte registra cali significativi, fino al 30% in alcune aree.
In Lombardia, ad esempio, il crollo della produzione è stato del 10-15%, con notevoli ricadute economiche per gli allevatori, costretti a sostenere spese extra per mitigare gli effetti del caldo sugli animali. Nel Sud Italia, Puglia in primis, si evidenzia anche una grave emergenza idrica: oltre 164 milioni di metri cubi d’acqua in meno nei bacini rendono difficile l’irrigazione, con impatti anche su uova, miele, foraggi e cereali.
Anche le colture soffrono: frutta e ortaggi bruciano sotto il sole, come in Piemonte e Toscana, dove meloni, pesche e pomodori risultano spesso invendibili. In Sardegna e Sicilia, a complicare il tutto si aggiungono problemi legati all’interruzione dell’irrigazione e al rischio malattie nei vigneti.
La risposta arriva da misure di adattamento agronomico e scientifico: nuove tecniche di coltivazione, trattamenti per semi e foglie e selezione di varietà più resistenti al calore. Sul fronte del lavoro, è stato attivato un protocollo che sospende le attività agricole nelle ore più calde, mentre si chiede l’estensione della cassa integrazione anche agli stagionali per fronteggiare eventi climatici estremi.
Il caldo record in Italia, insomma, non è solo un fenomeno meteorologico, ma un’emergenza economica, sociale e produttiva che richiede risposte immediate e coordinate.