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lunedì, 6 Maggio 2024

Le carceri italiane spezzano vite. Sovraffollamento e disumanità.

Pagare un debito come quello di scontare una condanna per un reato commesso punibile dalla legge è sinonimo di giustizia. Rispetto e applicazione delle leggi che costituiscono il Codice Penale Italiano. Ma ciò non significa che i detenuti debbano vivere in condizioni disumane e in luoghi malsani come fossero carne da macello. Celle di pochi metri quadri con un numero esagerato e inaccettabile di posti letto, manutenzione ordinaria dell’edificio scadente (infiltrazioni d’acqua, crepe, impianti in tilt, soffitti a rischio crollo), condizioni igienico-sanitarie insufficienti. Il diritto all’integrità fisica e morale è un diritto inalienabile, innegabile che appartiene ad ogni singolo individuo e come tale deve essere riconosciuto e rispettato nella sua pienezza. In Italia i detenuti reclusi nei 206 istituti di pena sono 65.701 a fronte di una capienza regolamentare di 47.040 posti. A causa del sovraffollamento, l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Per capire e comprendere pienamente la marcia e preoccupante questione delle carceri in Italia, basti pensare all’elevato numero di decessi e suicidi. In base ai dati raccolti dall’Osservatorio permanente sulle morti in carcere, a partire dal 2000 e fino al 31 agosto 2015, sono 875 le persone che si sono tolte la vita nelle carceri italiane. Mentre il numero complessivo dei decessi, considerando anche le morti per cause naturali e incidenti, è di 2.450. Le carceri da luoghi di recupero e di formazione per il reinserimento sociale a luoghi di torture e abusi. Non a caso la diffusione di varie forme di disagio psichico tra i detenuti è inarrestabile. Per la corte di Strasburgo, nella classifica dei paesi “bocciati” per quanto riguarda la questione del sovraffollamento c’è solo la Serbia peggio dell’Italia. Il secondo posto in una classifica di vergogna e demerito non è motivo di orgoglio. In merito alla questione si è espresso lo scrittore Roberto Saviano, commentando il fotoreportage di Valerio Bispuri: Il carcere di Poggioreale, dignità negate. Un documentario fotografico che descrive quanto le condizioni siano allarmanti, quanto le carceri siano inadeguate, inidonee e quanto l’intero sistema penitenziario sia al collasso. “Nelle condizioni in cui versano le carceri italiane, lavorarci è tortura quasi quanto esservi recluso. Perdi umanità, perdi sonno, perdi aria. Perdi tutto.”
Riflettiamoci.

Elena D’Ettorre

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