Ottenere la cittadinanza non è un percorso uniforme nel mondo occidentale: cambia da Paese a Paese, con requisiti che spaziano dalla durata della residenza alla conoscenza linguistica, passando per situazioni economiche stabili e assenza di precedenti penali.
In Italia, il processo è tra i più lunghi d’Europa, richiedendo dieci anni di residenza regolare, lingua italiana certificata e fedina penale immacolata. In Francia e Germania, la cittadinanza si può ottenere in cinque anni, ma solo dimostrando integrazione sociale, conoscenza linguistica e culturale, e assenza di condanne. La Spagna offre tempi ridotti per chi proviene da ex colonie, mentre i Paesi Bassi impongono la rinuncia alla cittadinanza precedente.
Austria mantiene una linea rigorosa, escludendo anche chi è solo indagato. Al contrario, la Svezia si distingue per un approccio più inclusivo, senza test linguistici. Malta prevede un percorso agevolato ma solo per chi investe ingenti somme nell’economia nazionale.
Nel mondo anglosassone, le condizioni cambiano: Regno Unito, Canada e Stati Uniti richiedono dai tre ai cinque anni, test linguistici e di cultura civica, ma offrono percorsi più flessibili rispetto a molti Stati europei.
In sintesi, il concetto di cittadinanza facile è più illusorio che reale. Ovunque si guardi, restano fondamentali l’integrazione, la conoscenza culturale e il rispetto delle leggi. Un traguardo accessibile solo a chi dimostra di voler appartenere davvero al Paese ospitante.