Giorgia Meloni è tornata a scuotere l’agone politico con le sue dichiarazioni pungenti sull’accordo delle nomine UE. La premier, tra una comunicazione alla Camera e un intervento al Senato, non ha risparmiato critiche alla “logica di caminetto” che, a suo dire, domina le decisioni sui vertici europei.
Il Consiglio europeo di domani e dopodomani sarà teatro di una rappresentazione già scritta. Ursula von der Leyen riconfermata alla Commissione, Costa al Consiglio e Kallas alla politica estera: questo il “pacchetto” delle nomine UE. Meloni ha espresso tutta la sua insoddisfazione per un processo che ha definito antidemocratico, accusando l’Europa di preferire trattative a porte chiuse piuttosto che confrontarsi apertamente con i cittadini.
“Per i ruoli apicali prevale la logica di caminetto“, ha affermato Meloni, evidenziando come le decisioni vengano prese da una ristretta cerchia di potere. Questo metodo non solo esclude una parte significativa dei rappresentanti democraticamente eletti, ma contribuisce anche a una crescente disaffezione dei cittadini verso le istituzioni europee. Meloni ha sottolineato come l’astensionismo, fenomeno preoccupante ignorato dall’UE, sia una chiara manifestazione di questa disaffezione.
Meloni ha anche attaccato la “maggioranza fragile” che sostiene queste nomine, prevedendo difficoltà per il futuro dell’Europa se non si terranno in considerazione le richieste di cambiamento espresse dai cittadini. “L’errore è imporre scelte che non riflettono la volontà popolare“, ha detto la premier, ribadendo la necessità di un’Europa meno ideologica e più concreta.
Il quadro che emerge dalle parole della premier è quello di un’Europa distante dai cittadini, con governi come quelli di Francia, Germania e Spagna bocciati dalle urne. Meloni ha citato i dati elettorali per sottolineare come solo in Italia le forze di governo mantengano un solido supporto popolare, contrariamente a quanto avviene in altri Paesi.
Un altro punto chiave del discorso di Meloni è stata la proposta di una delega specifica alla sburocratizzazione nella nuova Commissione europea. Questo, secondo la premier, sarebbe un segnale concreto di cambiamento, necessario per rendere l’Europa più attrattiva e meno oppressiva verso chi vuole fare impresa.
In definitiva, Meloni ha lanciato un chiaro messaggio: l’Europa deve cambiare rotta. La logica dei caminetti e le nomine decise a porte chiuse non fanno che alimentare il distacco tra cittadini e istituzioni. La proposta di sburocratizzare potrebbe essere un primo passo verso un’Unione Europea più vicina alle reali esigenze dei suoi cittadini.