In Lussemburgo, è stato dato il via libera alla legge sul ripristino della Natura (Nature Restoration Law) con un voto a maggioranza qualificata, ma non senza opposizione. Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia hanno votato contro. Tra i principali oppositori, spicca l’Italia, che ha espresso forti riserve su questa normativa.
La legge sul ripristino della Natura è uno dei pilastri del Green Deal europeo. Stabilisce che i paesi dell’Unione Europea dovranno ripristinare almeno il 20% delle aree marine e terrestri entro il 2030, con ulteriori obiettivi a lungo termine. Entro il 2040, almeno il 60% degli habitat degradati dovrà essere restaurato, arrivando al 90% entro il 2050.
Questa normativa richiede che i governi nazionali sviluppino piani di ripristino dettagliati e periodicamente aggiornati, riportando i progressi alla Commissione Europea. Inoltre, prevede una revisione degli impatti sui settori agricolo, della pesca e forestale entro il 2033, con la possibilità di sospendere temporaneamente l’attuazione in caso di gravi conseguenze per la sicurezza alimentare.
Il governo italiano ha manifestato preoccupazioni riguardo agli oneri amministrativi ed economici imposti dalla legge, soprattutto per il settore agricolo. La viceministra per l’Ambiente, Vannia Gava, ha dichiarato che la normativa potrebbe aggravare la già difficile situazione degli agricoltori italiani, sollecitando ulteriori riflessioni su come evitare impatti negativi.
La Coldiretti, una delle principali organizzazioni agricole italiane, ha definito l’accordo un “compromesso a ribasso” che mette in contrapposizione la natura e gli agricoltori, considerati i veri custodi del patrimonio ambientale. Questa posizione riflette un più ampio timore che le nuove regole possano penalizzare un settore cruciale per l’economia e la sicurezza alimentare italiana.
Le associazioni ambientaliste, invece, vedono la legge come una vittoria. Il WWF ha parlato di una “vittoria per la natura europea” e ha criticato la mancanza di leadership del governo italiano in materia di ambiente. Legambiente ha accolto positivamente la normativa, sebbene con riserva per la posizione italiana. Greenpeace ha espresso speranza per il futuro della natura, nonostante alcune parti del testo siano state indebolite.
Un elemento chiave nella riuscita del voto è stato il cambio di posizione della ministra austriaca per l’Ambiente, Leonore Gewessler. Il suo sostegno alla legge, nonostante le opposizioni interne, ha permesso di raggiungere la maggioranza qualificata necessaria. Tuttavia, il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha annunciato un ricorso alla Corte di giustizia UE, un’azione che non avrà effetti pratici sull’entrata in vigore della legge.
La frase chiave “Italia contro la legge UE sul ripristino della natura” rappresenta più di una semplice opposizione politica: riflette un profondo dibattito su come conciliare la protezione dell’ambiente con le esigenze economiche e sociali. In attesa delle prossime mosse, questa vicenda segna un importante capitolo nel percorso dell’Europa verso la sostenibilità.