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lunedì, 20 Ottobre 2025

Povertà assoluta, Italia ferma a livelli record

Quasi sei milioni di persone sotto la soglia minima: boom tra stranieri, famiglie con figli e lavoratori operai.

In Italia cresce il numero di persone che non riescono a sostenere nemmeno le spese fondamentali per vivere. Secondo i dati Istat 2024, sono 5,7 milioni gli individui in condizione di povertà assoluta, pari all’8,4% della popolazione, distribuiti in 2,2 milioni di famiglie. Un quadro che fotografa un Paese ancora fragile, dove milioni di cittadini faticano a garantire a sé e ai propri figli l’accesso a beni e servizi essenziali come cibo, abitazione, salute, istruzione e trasporti.

Stranieri i più penalizzati: uno su tre è povero assoluto

Tra le categorie più colpite emergono gli stranieri, per i quali la povertà assume dimensioni drammatiche: oltre 1,8 milioni di persone, pari al 35,6%, vivono in condizioni di povertà assoluta — un’incidenza quasi cinque volte superiore rispetto agli italiani (7,4%).
Se si considerano le famiglie composte esclusivamente da stranieri, la quota di povertà raggiunge il 35,2%; scende leggermente al 30,4% quando è presente almeno un componente straniero, mentre tra le famiglie di soli italiani l’incidenza si ferma al 6,2%.
Nonostante ciò, la maggior parte dei nuclei poveri (circa 67%) è costituita da famiglie italiane: 1,49 milioni di famiglie di soli italiani contro 733 mila con stranieri, di cui l’82% (600 mila) formate interamente da persone non italiane.

1,28 milioni di minori in povertà assoluta

La situazione appare particolarmente preoccupante per bambini e adolescenti: in Italia 1,28 milioni di minori, pari al 13,8% del totale, vivono in povertà assoluta — il dato più alto dal 2014.
Le famiglie con almeno un minore povero sono circa 734 mila (12,3%), e l’intensità della povertà in questi casi è più elevata (21%) rispetto alla media nazionale del 18,4%.
Il fenomeno si accentua nel Mezzogiorno, dove la quota di minori poveri raggiunge il 16,4%, contro il 12,1% del Centro. Tra i bambini di età compresa tra 7 e 13 anni, la percentuale sale fino al 14,9%.

Operai, famiglie numerose e basso titolo di studio: i profili più esposti

L’incidenza della povertà cresce con il numero dei componenti familiari: si passa dall’8,6% nelle famiglie di tre persone al 21,2% in quelle con cinque o più membri.
Il rischio è maggiore anche per chi svolge lavori manuali: tra le famiglie in cui il capofamiglia è un operaio o figura assimilata, la povertà assoluta tocca il 15,6%, quasi il doppio rispetto alla media dei lavoratori dipendenti (8,7%).
Decisivo anche il livello d’istruzione: se la persona di riferimento possiede almeno un diploma di scuola superiore, l’incidenza scende al 4,2%; al contrario, sale al 12,8% con la sola licenza media e raggiunge il 14,4% tra chi ha al massimo la licenza elementare.

Il divario Nord-Sud resta profondo

Le disuguaglianze territoriali restano marcate. Il Mezzogiorno registra l’incidenza più elevata di povertà assoluta tra le famiglie (10,5%), seguito dal Nord-Ovest (8,1%), dal Nord-Est (7,6%) e infine dal Centro (6,5%), che resta l’area meno colpita.
In termini assoluti, tuttavia, quasi la metà delle famiglie povere (44,5%) risiede nel Nord, contro il 39,8% nel Sud e il 15,7% nel Centro Italia.

Povertà stabile, ma più alta del periodo pre-Covid

Rispetto al 2023, i livelli di povertà risultano complessivamente stabili, ma restano ben superiori ai valori pre-pandemia. “In cinque anni, il numero di individui poveri è aumentato di 1,1 milioni”, denuncia il Codacons.
L’Unione Nazionale Consumatori parla di “record storico” e di “dati da Terzo Mondo, indegni di un Paese civile”, a testimonianza di una fragilità strutturale che continua a minare la coesione economica e sociale dell’Italia.

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