Superbonus e tensioni politiche continuano a dominare la scena politica italiana. Un emendamento “notturno” introdotto di recente ha acceso nuove scintille tra il vicepremier Antonio Tajani e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, portando a una revisione significativa delle regole sul Superbonus, con effetti retroattivi che impattano sia le imprese che gli istituti finanziari.
Cosa cambia con l’ultimo emendamento al superbonus
Le ultime modifiche al decreto Superbonus hanno introdotto l’obbligo di spalmare i crediti in dieci anni, partendo dal 2024. Questa mossa, che ha l’obiettivo di stabilizzare le finanze pubbliche, ha suscitato reazioni contrastanti all’interno della maggioranza. Mentre il ministro Giorgetti sostiene che queste misure sono guidate dal “buonsenso”, il vicepremier Tajani ha espresso preoccupazioni, sottolineando l’impatto negativo sulla liquidità delle imprese e delle banche.
Superbonus: la reazione delle istituzioni finanziarie e delle imprese
La stretta sul Superbonus non colpisce solo i cittadini italiani che si avvalgono di queste agevolazioni fiscali, ma estende le sue conseguenze anche al settore bancario. A partire dal 2025, le banche non potranno più compensare i crediti del Superbonus con debiti previdenziali, una mossa che Tajani critica per la sua mancanza di consultazione con gli stakeholder del settore finanziario.
La polemica sulla sugar tax
In parallelo alla revisione del Superbonus, si è aperta una nuova frontiera di scontro politico: l’introduzione della sugar tax. Questa tassa sulle bibite zuccherate, che entrerà in vigore a luglio a meno di ulteriori cambiamenti, ha sollevato ulteriori controversie all’interno della coalizione governativa, con Forza Italia che si oppone fermamente a tale imposta, considerandola un ulteriore onere per i consumatori.
Le tensioni all’interno della maggioranza non sembrano placarsi, e il vertice decisivo previsto per oggi pomeriggio potrebbe portare ulteriori sviluppi. Nel frattempo, il dibattito sul Superbonus e la sugar tax continua a riflettere le divergenze di visione all’interno del governo su come bilanciare le necessità di riforma fiscale con quelle di sostegno economico alla popolazione e alle imprese.