La cultura del ‘fatto a mano’ è in allarme.
Secondo uno studio di Unimpresa, circa un milione di attività artigiane rischia di scomparire: fabbri, idraulici, sarti, gastronomi – il 25% di queste micro imprese non riuscirà a superare il passaggio generazionale, con una perdita economica che raggiunge i 55 miliardi di euro.
È una crisi strutturale che vede in pericolo mestieri che rappresentano l’essenza della tradizione italiana, un patrimonio di saperi e abilità uniche al mondo.
Questi mestieri, che hanno rappresentato la spina dorsale dell’economia italiana per decenni, rischiano di essere travolti da una società sempre più digitalizzata e globalizzata.
È necessario un intervento deciso per preservare questa parte fondamentale della nostra economia e identità.
Bisogna incentivare i giovani a riscoprire questi mestieri, forse attraverso formazione e sostegni economici, e al tempo stesso assicurare che queste competenze non vadano perse.
La posta in gioco non è solo economica, ma riguarda la salvaguardia di un patrimonio culturale inestimabile, fatto di sapere e tradizioni che rischiano di svanire nell’oblio.
Non si tratta solo di numeri: è il cuore pulsante dell’Italia che è a rischio.