Fino a poco tempo fa, la HBO, con prodotti come True Detective e Game of Thrones, deteneva il “titolo” di regina dell’intrattenimento televisivo. Poi è arrivato Netflix e le cose sono cambiate. Ovviamente la HBO continua a ricoprire un ruolo fondamentale nel mondo delle serie TV e dello spettacolo in genere, ma adesso ha un vero e proprio rivale, pronto a sfornare un gran numero di show televisivi di qualità e di successo. Tra questi, spicca House of Cards, ma visto che in Italia i diritti della serie politica con Kevin Spacey sono ancora in mano a Sky, dobbiamo guardarci intorno e cercare, nel catalogo on-demand della piattaforma, delle valide alternative.
Orange Is The New Black (3 stagioni)
La prima stagione racconta le disavventure di Piper Chapman (Taylor Shilling), donna finita in carcere per un errore di gioventù. Si tratta sostanzialmente di una commedia, con numerose battute e situazioni bizzarre, ma non si limita mai esclusivamente alla ricerca della risata. Il carcere femminile, ambiente poco considerato e sfruttato dagli sceneggiatori in passato, diventa protagonista indiscusso in Orange Is The New Black, dove si fa satira e si critica ogni aspetto della società moderna americana, ma non solo, avvalendosi anche dei numerosi flashback riguardo i motivi che hanno portato le varie detenute ad essere rinchiuse. Dalla seconda stagione la serie diventa più corale, Piper non è più la sola protagonista e l’attenzione si sposta sui personaggi considerati inizialmente secondari, creando un po’ di confusione a causa dei numerosi intrecci narrativi non sfruttati a dovere. Nella terza, pur aggiungendo alcuni nuovi personaggi, gli sceneggiatori sono riusciti a destreggiarsi meglio tra le storie delle detenute e delle guardie carcerarie, dando vita ad una stagione intensa e coinvolgente. Il bello di questa serie è che i personaggi sono semplici persone, reali, con tutti i loro difetti ed i loro pregi, ognuno con la propria personalità, ognuno con le proprie debolezze, tutti diversi, ma, in fondo, tutti uguali, guardie e criminali che siano. Anzi, spesso le guardie meriterebbero di essere rinchiuse molto più di alcune detenute, costrette dalle circostanze e dalle loro difficili situazioni familiari ad aggirare la legge. Il carcere, poi, fa il resto. Il carcere non cambia le persone, ma permette alla parte più nascosta dell’animo di ciascun carcerato di essere liberata, di prendere il sopravvento. E anche dopo aver scontato la pena, non è possibile tornare come prima.
Daredevil (1 stagione)
La collaborazione tra Netflix e la Marvel ha portato, recentemente, alla distribuzione sulla piattaforma dell’interessante serie Jessica Jones, già diventata un fenomeno virale di massa. Ma il suo successo mediatico è dovuto in gran parte al positivo riscontro di pubblico del primo prodotto Netflix-Marvel, vale a dire Daredevil. La nuova tendenza Marvel, oltre alla creazione di un unico gigantesco universo, nel quale far muovere ed incrociare i vari protagonisti degli albi a fumetti, è quella di soffermarsi soprattutto sul lato umano dei supereroi, sempre meno super e sempre più persone. Proprio per questo il personaggio di Daredevil, interpretato da Charlie Cox, ha riscosso grande successo. La prima stagione racconta la classica “prima fase del supereroe”, cioè il periodo di tempo in cui egli comprende il suo ruolo, la sua importanza, comincia a farsi conoscere, non sempre per i motivi giusti, e soprattutto identifica il “cattivo”, la figura che lo ostacolerà nella sua missione di giustiziere. Matt Murdock, questo è il nome del supereroe, è cieco, ma ha sviluppato esponenzialmente gli altri sensi, diventando più forte e agile di qualsiasi vedente. Matt è un uomo che ha lottato per rendere la sua più grande mancanza, un pregio, è un eroe che crede fermamente nella giustizia ed è in costante equilibrio sulla sottile linea che divide il bene ed il male.
Narcos (1 stagione)
Probabilmente si tratta della punta di diamante del catalogo Netflix. Narcos ha riscritto le regole del documentario storico, inventandosi una struttura narrativa fatta di intrecci temporali, raccontati dalla voce fuori campo dell’agente della DEA Steve Murphy (Boyd Holbrook), intento a narrare la storia del cartello di Medellin e dell’uomo che l’ha creato, sconvolgendo una nazione e, forse, il mondo intero: Pablo Emilio Escobar Gaviria (Wagner Moura). La prima innovazione della serie è la volontà di lasciare in lingua originale i dialoghi in spagnolo, tra i colombiani, per rimanere fedeli il più possibile all’atmosfera di quegli anni bui in Colombia. Le parti recitate sono integrate da occasionali immagini reali tratte dai notiziari ed il folle e sanguinario genio di Pablo Escobar ci viene mostrato in tutta la sua crudeltà e crudezza. Si tratta dell’uomo che è stato capace, per anni, di far cadere, vivo o morto, qualunque uomo politico o criminale ai suoi piedi, con il sistema ¿plata o plomo? (soldi o piombo?). La serie resta molto fedele ai fatti realmente accaduti, ipotizzando, con coerenza narrativa, i dialoghi ed i pensieri di Escobar e degli uomini, esasperati dalla sua tirannia, che l’hanno letteralmente rincorso per fermarlo, a qualunque costo, accecati dalla sete di vendetta, dalla voglia di ripagare con la stessa moneta uno dei criminali più spietati di sempre. In Colombia, Escobar ha portato caos e morte e ben presto ci si è resi conto che agire seguendo le regole non sarebbe mai bastato a distruggere il suo impero della cocaina. È una gran bella trama per un thriller, ma non si tratta di finzione e questo non va mai dimenticato.