Parigi vive ore di tensione dopo il furto al Louvre che ha fatto sparire otto preziosi gioielli appartenuti all’epoca napoleonica. Il celebre museo, simbolo mondiale dell’arte, ha deciso di restare chiuso anche oggi per consentire agli investigatori di proseguire con le indagini.
Secondo quanto trapela dagli inquirenti, i ladri sarebbero entrati all’alba, con una precisione e una rapidità da professionisti, portando via in pochi minuti i cosiddetti “gioielli della corona di Francia”. Gli esperti parlano di pezzi dal valore incalcolabile, difficili da rivendere sul mercato nero senza destare sospetti.
Il furto al Louvre ha scatenato un’ondata di polemiche politiche in Francia. Il ministro dell’Interno Laurent Nuñez ha ammesso le “gravi falle” nella sicurezza dei musei, mentre la ministra della Cultura Rachida Dati ha descritto l’azione come “fulminea e mirata”. In appena quattro minuti, i malviventi hanno colpito le teche che custodivano la collezione dell’imperatrice Eugenia, lasciando dietro di sé solo attrezzi e qualche traccia di fuga.
L’opinione pubblica francese è divisa tra indignazione e incredulità. Molti cittadini si dicono “derubati due volte”: della loro storia e della fiducia nelle istituzioni. Alcuni osservatori, con amara ironia, sottolineano come la Gioconda sia protetta da sistemi all’avanguardia, mentre altri tesori nazionali sembrano dimenticati.
Il furto al Louvre ha riacceso il dibattito sulla vulnerabilità dei luoghi d’arte, troppo spesso esposti a rischi nonostante il loro valore simbolico ed economico. Mentre le autorità promettono misure straordinarie, resta l’immagine di un museo chiuso, di un colpo studiato nei minimi dettagli e di una Parigi che, per una volta, non brilla di luce propria ma di quella, amaramente, sottratta dai ladri.