A partire dalla mezzanotte, Lampedusa ha visto l’arrivo di quattro imbarcazioni con 130 migranti a bordo, provenienti da diverse nazionalità, tra cui marocchini, tunisini, sudanesi, ivoriani, gambiani, somali e malesi. Secondo le testimonianze, i gruppi sarebbero partiti da Shebba e da Sfax, in Tunisia. Dopo un primo triage sanitario al molo Favarolo, tutti sono stati trasferiti all’hotspot dell’isola, dove si trovano già 388 persone.
Gli sbarchi a Lampedusa non sono una novità, ma l’arrivo simultaneo di quattro imbarcazioni solleva questioni urgenti sulla capacità dell’isola e dell’Italia di gestire l’afflusso costante. Gli hotspot sono spesso sovraffollati, e le condizioni di vita al loro interno rimangono una preoccupazione.
La situazione mette in luce l’urgente necessità di una politica migratoria europea più efficace e umana, che vada oltre le misure di emergenza. È fondamentale che l’UE sviluppi un piano d’azione che non solo affronti la questione del primo approdo, ma anche l’integrazione e la distribuzione dei migranti tra gli Stati membri.
In sintesi, gli ultimi sbarchi a Lampedusa sono un campanello d’allarme per le istituzioni italiane ed europee. Senza un intervento rapido e coordinato, la pressione su Lampedusa e sul sistema di accoglienza italiano rischia di diventare insostenibile, con possibili conseguenze gravi per tutti.