“Mi hanno mandato a casa con il mio bimbo morto in una busta di plastica, come fosse un takeaway”. E’ la sconcertante accusa che Sallie Axl, 27 anni, ex concorrente dell’edizione inglese del Grande Fratello (2013) lancia al personale del St. Mary’s Hospital di Manchester. I sanitari l’avrebbero, inoltre, trattata senza compassione e umanità, oltre ad averle provocato una infezione, in quanto – a seguito di aborto spontaneo – il feto non le è stato asportato subito. Solo a distanza di due mesi dalla triste vicenda, la giovane modella, già madre di una bambina, ha deciso di esternare il suo dolore e per farlo ha scelto Facebook. Il lungo testo postato sul celebre social network, corredato di foto del sacchetto “incriminato”, è stato da alcuni commentato in maniera negativa. D’altronde si sa, è la modalità più apprezzata dai vip per esprimersi!
Ecco il testo integrale postato da Sallie Axl:
“Il 17 luglio ho ricevuto il mio bambino morto in ospedale in una scatola e un sacchetto di plastica, insieme a un’altra borsa di medicinali, e sono stata spedita a casa a piangere. Il mio bambino morto è stato trattato e mi è stato consegnato come un take-away. Questa è la prima volta che riesco a parlare del mio calvario. Sono stata trasportata in ospedale per un aborto spontaneo durante il quale ho perso il mio angelo: in ospedale il mio bambino non è stato rimosso e ho contratto un’infezione che mi ha causato un’emorragia che mi ha fatto perdere il 40% del mio sangue. Le mie vene stavano collassando e sono stata portata in chirurgia d’urgenza. Mi sono davvero preoccupata per la mia vita. Quando mi sono svegliata il mio letto era sporco di sangue e ci sono voluti giorni prima che gli infermieri mi cambiassero le lenzuola, lasciandomi con il doloroso ricordo dell’aborto sotto i miei occhi. Non c’era compassione nel personale che si rivolgeva al mio bambino come fosse un oggetto. Tutto questo non dovrebbe accadere a nessuna donna che perde il proprio bambino! Non dovevano farmi portare via il mio bimbo in un sacchetto di plastica! Per favore, fermate questa pratica negli ospedali. Tutto ciò mi ha quasi rovinato la vita. Il servizio sanitario nazionale si dovrebbe vergognare!”.