Il fiordo di Kongsfjorden, nell’arcipelago delle Svalbard, non è più soltanto un angolo remoto e affascinante dell’Artico. Un recente studio scientifico ha rilevato la presenza di numerosi contaminanti nelle sue acque: farmaci, cosmetici, disinfettanti e perfino residui di repellenti per insetti. Il lavoro, coordinato dal CNR in collaborazione con università italiane e norvegesi, ha evidenziato come questi composti arrivino principalmente dalle basi di ricerca presenti in zona e restino nell’ambiente a lungo, proprio a causa delle rigide condizioni artiche che rallentano la degradazione naturale.
Questi residui non si limitano a “galleggiare” in mare, ma si infiltrano negli ecosistemi, alterando profondamente la salute degli organismi acquatici. Il rischio più preoccupante? La possibilità di uno squilibrio nella catena alimentare e l’aumento della resistenza agli antibiotici in diverse specie marine.
Gli scienziati lanciano quindi un appello urgente: è necessario intensificare i controlli e attuare politiche globali per salvaguardare l’Artico. Non si tratta solo di preservare un paesaggio, ma di difendere un’intera biodiversità da una minaccia invisibile ma concreta.