Ogni anno, l’inquinamento atmosferico causato dagli incendi miete oltre 1,5 milioni di vittime, colpendo duramente i Paesi più poveri. Lo rivela uno studio pubblicato su The Lancet, che analizza dati dal 2000 al 2019. Malattie cardiovascolari e respiratorie rappresentano le principali cause di morte, aggravate dalla frequenza e intensità degli incendi, spesso legati ai cambiamenti climatici.
La situazione è particolarmente grave nei Paesi a basso e medio reddito, dove oltre il 90% dei decessi si concentra. Africa sub-sahariana, India e Indonesia sono tra le aree più colpite, con popolazioni esposte a livelli di inquinamento atmosferico insostenibili. In India, gli incendi agricoli contribuiscono a una nube tossica persistente, soffocando intere regioni.
Gli studiosi richiamano l’attenzione sull’“ingiustizia climatica”: mentre i Paesi più ricchi possono adottare misure di protezione, come purificatori d’aria e maschere, le popolazioni meno fortunate restano vulnerabili. L’appello è chiaro: servono investimenti e strategie globali per affrontare l’emergenza e ridurre l’impatto su ambiente e salute.
Recenti discussioni sul clima, come la COP29, hanno accennato a un aumento dei finanziamenti per le nazioni più colpite, ma resta ancora molto da fare. E mentre si dichiarano stati di emergenza, come in Ecuador per gli incendi che hanno devastato migliaia di ettari, l’urgenza di un’azione concreta diventa sempre più evidente.