Oltre 10 mln di persone ogni giorno visualizzano le pagine social dell’Associazione Nazionale Autonomi e Partite iva. Negli ultimi giorni sono triplicate le richieste di adesione, per la necessità delle partite iva di stare insieme.
L’Associazione creata da Eugenio Filograna è diventata un punto di riferimento per piccole e medie imprese italiane, in un momento in cui è compromessa la sopravvivenza di gran parte di esse, a causa dall’aumento del costo dell’energia elettrica, del gas e, dal primo novembre, dei carburanti, oltre che delle materie prime che aumenteranno i prezzi di conseguenza. Il presidente Filograna traccia un percorso per affrontare questo difficile momento: Il Progetto di Risanamento Equitativo
Per la verità, già diversi anni fa fu proposto a diverse forze politiche che però, ne trassero solo degli spunti elettorali, senza veramente cercare di attuarlo. Eugenio Filograna lo espone personalmente:
“Il nostro progetto di risanamento equitativo è una idea rivoluzionaria ma semplice: Lo Stato ha crediti per 1000 miliardi, derivanti da tasse non pagate, sia da persone fisiche sia da società. Di questi crediti solo il 10% è recuperabile. Questo è un dato delle Agenzie delle Entrate.
Oltre a non recuperare il 90% del credito, lo Stato deve sopportare ulteriori costi per le azioni esecutive che, di fatto, non porterebbero a nulla.
Cosa succede in periodi di crisi come quelli che abbiamo avuto negli ultimi tre anni con prospettive poco rosee del futuro? Succede che alcuni partiti proporranno il classico condono per incassare immediatamente una somma parziale a saldo e stralcio del dovuto. Notizia di questi giorni è che sarebbe al vaglio la proposta di un ennesimo condono per le vecchie cartelle esattoriali inferiori ai 3000 euro, con uno sconto dell’80% sul dovuto. A me sembra più efficace la proposta di rateizzare i debiti in 10 anni, senza sovrattasse ed interessi. Un condono generalizzato viene percepito come uno strumento iniquo da coloro che le tasse le pagano e lo fanno regolarmente. Il soggetto che si avvale di un condono nella maggior parte dei casi è chi ha la possibilità di pagarle e, quindi probabilmente, il recupero sarebbe comunque positivo.
Il nostro non è il classico condono, perché da solo non sarebbe sufficiente. La proposta di Autonomi e Partite iva è il risanamento equitativo una forma innovativa, più remunerativa ed avanzata di un tradizionale condono.
Pertanto è riduttivo chiamarlo condono, soprattutto perché porterebbe nelle casse dello Stato somme esponenzialmente superiori, in quanto la percentuale di recupero non sarebbe versata solo dai contribuenti solvibili che sarebbero il 10% del totale, ma questa percentuale verserebbe integralmente la somma dovuta.
Presidente, ce lo spiega meglio questo progetto di risanamento equitativo?
Nella prima fase è previsto uno stralcio del 30% delle somme iscritte in cartella. Secondo l’agenzia delle entrate solo il 10% dei debitori sarebbe in grado di pagare le tasse. Il 10% di 1000miliardi di debiti fanno 100miliardi. Al 30% per la riduzione del condono, entrerebbero nella casse dello Stato immediatamente 30 miliardi. La seconda fase è la vera novità: riguarda gli 850 miliardi del bilancio dello Stato irrecuperabili.
Noi Autonomi e Partite Iva ci siamo chiesti: perché buttarli via? La nostra proposta innovativa che consentirebbe allo Stato il recupero del 30%, pari a circa 255miliardi, è la cessione di questi crediti in sofferenza al 30% del loro valore a chiunque fosse interessato ad acquistarli, anche a quote per un minimo di 10.000 euro
Perché qualcuno avrebbe interesse ad acquistare un credito irrecuperabile?
Lo Stato darebbe all’acquirente un vantaggio: un credito d’imposta pari al 100% del valore originale, da utilizzare in 15 anni a quote costanti, per pagare le proprie tasse, fin dalla dichiarazione dei redditi.
E se l’acquirente che acquista un credito dovesse poi essere impossibilitato, per una ragione qualsiasi, ad utilizzarlo?
Potrebbe cederlo ad un soggetto terzo mediante una transazione. Infatti, il nostro progetto prevede di rendere cedibile, totalmente o parzialmente, il credito d’imposta anche ad un valore superiore a quello del suo acquisto. Ciò eliminerebbe la diffidenza iniziale dell’acquisto e per lo Stato significherebbe avere ulteriori introiti, determinati dalla tassazione della plusvalenza. Faccio un esempio: una società fallita ha un debito nei confronti dello Stato di 10mila euro. Lo Stato vende il suo credito, praticamente inesigibile o quasi, a 3mila euro ad una società terza che vanta un credito d’imposta del valore originario di 10mila euro da utilizzare per compensare le sue tasse. Questo sistema comporta due grandi vantaggi: il primo consente allo Stato di incassare subito il 30% dei crediti, di fatto irrecuperabili, soprattutto in un momento durante il quale il nostro Paese ha bisogno di liquidità; il secondo vantaggio è quello di realizzare un equilibrio tra chi ha pagato le tasse e chi non l’ha fatto. Da qui il nome di Risanamento equitativo
Dunque, il programma di Autonomi e Partite Iva porterebbe immediatamente nelle casse dello stato 300miliardi di euro
Senza l’aumento del debito pubblico. La nostra è una stima assolutamente verosimile. Chi non sarebbe disposto ad acquistare crediti al 30% del loro valore? Per rendere l’idea della dimensione, basti pensare che il Recovery Found vale 209miliari di euro, di cui 127 a titolo di prestito che, quindi, genereranno debiti nel Bilancio dello Stato. Al contrario, con il Risanamento Equitativo, non solo non sarebbe rigenerato alcun debito, ma si avrebbero ulteriori benefici a breve e lungo termine, certamente più vantaggiosi dei 30miliardi, per effetto del moltiplicatore monetario e dell’acceleratore d’investimenti che aumenta fino a 15 volte del proprio valore. In pratica lo Stato Italiano avrebbe un elevato aumento del Prodotto Interno Lordo. Basti pensare che nel “Modello keynesiana” il valore degli investimenti aumenta fino a 5 volte del valore iniziale dell’investimento, per via di una serie di reazioni a catena. Questo darebbe uno slancio grandissimo alla nostra economia.