Coinvolto anche Renato Perrini, il più votato alle scorse regionali: per molti un attacco elettorale contro un leader sostenuto dal consenso popolare.
Un’inchiesta sulle firme di sostegno a una lista per le ultime elezioni comunali di Massafra si è conclusa nel giro di pochi mesi. Una tempistica che ha destato sorpresa, considerata l’abituale lentezza della giustizia, e che appare insolita soprattutto per la coincidenza con la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale.
Tra i nomi citati figurano diversi consiglieri regionali, tra cui Renato Perrini, il più votato alle scorse regionali, e Giacomo Conserva della Lega. Come riportato anche da Puglia Press, il ruolo di Perrini risulterebbe in realtà marginale: il procedimento riguarda la raccolta firme per la presentazione di una lista, non un presunto voto di scambio.
La raccolta firme è una procedura che storicamente suscita perplessità: i partiti depositano spesso un numero di sottoscrizioni superiore al minimo richiesto, sapendo che una parte può essere esclusa in fase di verifica. In questo caso, l’attenzione è cresciuta poiché la vicenda ha coinvolto figure di rilievo della politica territoriale.
Elemento non secondario: il candidato sindaco di Massafra per il quale le firme erano state raccolte era un ufficiale della Guardia di Finanza, circostanza che, se possibile, avrebbe dovuto rappresentare una garanzia di regolarità dell’iter.
Secondo l’interpretazione diffusa da Puglia Press, l’intera storia mostrerebbe i tratti di una manovra interna a Fratelli d’Italia nella provincia di Taranto: una ipotesi di fuoco amico, mirata a indebolire Perrini proprio alla vigilia della competizione regionale.
L’inchiesta si è chiusa in tempi rapidi; resta tuttavia il dubbio politico: la sovrapposizione tra la conclusione del fascicolo e la fase pre-elettorale fa pensare più a una strategia di delegittimazione che a una questione strettamente giudiziaria