Negli Stati Uniti si inaspriscono le misure contro l’immigrazione irregolare. L’amministrazione Trump ha annunciato il trasferimento di circa 9.000 migranti verso la base militare di Guantanamo Bay, tra cui risultano anche alcuni cittadini italiani. La decisione ha sollevato forti critiche a livello internazionale e ha innescato un’ondata di proteste a Los Angeles, dove è stato imposto il coprifuoco e sono stati effettuati numerosi arresti.
Il Texas ha dispiegato la Guardia Nazionale per “garantire la sicurezza” nelle aree più agitate, mentre Trump ha accusato le autorità locali di incapacità e ha definito i manifestanti “rivoltosi pagati”. Il Dipartimento di Stato ha cercato di ridimensionare l’allarme, precisando che Guantanamo non rappresenterebbe la destinazione finale per i migranti.
Dal canto suo, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che l’Italia è pronta a farsi carico dei propri connazionali irregolari, assicurando che verranno tutelati i loro diritti. Tuttavia, la scelta di utilizzare una struttura come Guantanamo, con un passato controverso, solleva interrogativi sul rispetto dei diritti umani e sulla direzione politica intrapresa dagli Stati Uniti.