Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, sarebbe stato condannato per il presunto tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020 se non fosse stato rieletto lo scorso novembre. Questo emerge da un rapporto di 174 pagine redatto dal procuratore speciale Jack Smith e pubblicato con l’autorizzazione del procuratore generale Merrick Garland, nonostante l’opposizione degli avvocati di Trump.
Il documento descrive dettagliatamente gli sforzi definiti “criminali” messi in atto dall’ex presidente per mantenere il potere dopo aver perso le elezioni del 2020. Tra le accuse principali figurano pressioni su funzionari statali e federali e tentativi di manipolare il sistema giudiziario. Tuttavia, la posizione consolidata del Dipartimento di Giustizia secondo cui la Costituzione impedisce l’incriminazione di un presidente in carica ha protetto Trump dalle conseguenze legali.
Trump ha reagito duramente, definendo Smith “uno squilibrato” e bollando il rapporto come parte di una “caccia alle streghe”. Questa vicenda, che ha profondi risvolti politici e giuridici, evidenzia il complesso rapporto tra giustizia e potere esecutivo negli Stati Uniti, riaprendo il dibattito su eventuali riforme per garantire maggiore trasparenza e responsabilità.
La pubblicazione del rapporto avviene in un momento di forte polarizzazione politica, mentre Trump si prepara a competere per un nuovo mandato alla Casa Bianca, galvanizzando la sua base elettorale e dividendo ulteriormente il Partito Repubblicano.