Alla Camera dei Deputati la discussione sul disegno di legge relativo al consenso informato si è trasformata in un acceso confronto politico. Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha infatti reagito con toni duri alle critiche delle opposizioni, accusandole di diffondere “balle” e di strumentalizzare il tema dei femminicidi. Una frase che ha immediatamente acceso gli animi e dato il via a un confronto teso tra i banchi del Parlamento.
L’intervento del ministro è stato interrotto da richiami al regolamento e da proteste vibranti, soprattutto da parte dei deputati del Partito Democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra. Andrea Casu (Pd) ha chiesto “rispetto per l’aula”, mentre Marco Grimaldi (Avs) ha invitato Valditara ad abbassare i toni e a scusarsi. In difesa del ministro sono intervenuti Simonetta Matone (Lega) e Mauro Malaguti (Fratelli d’Italia), che hanno respinto le accuse di arroganza e provocazione.
La vicepresidente della Camera, Anna Ascani, ha più volte richiamato i deputati all’ordine, cercando di ristabilire un clima di dialogo e di riportare la discussione al merito della legge. Valditara ha poi chiarito che le sue parole non erano attacchi personali ma valutazioni politiche, ribadendo l’impegno del governo contro la violenza di genere e per l’educazione civica nelle scuole.
Tuttavia, l’uscita anticipata del ministro per altri impegni istituzionali ha nuovamente scatenato le proteste delle opposizioni, che lo hanno definito “inadeguato” e accusato di mancanza di rispetto verso il Parlamento. Simona Bonafè (Pd) ha chiesto una riunione dei capigruppo, mentre dal Movimento 5 Stelle e da Avs è arrivata la richiesta di scuse formali.
L’episodio ha messo in evidenza una tensione politica sempre più profonda tra maggioranza e opposizioni, in un momento in cui il tema dei femminicidi richiederebbe invece unità e responsabilità istituzionale.
