In diverse città italiane si sono moltiplicate le manifestazioni a sostegno della causa palestinese. A Napoli gli attivisti hanno occupato i binari della stazione Centrale paralizzando i collegamenti ferroviari, mentre a Roma il corteo ha invaso l’area di Termini e le strade del centro. Milano non è rimasta a guardare: studenti e collettivi hanno occupato l’Università Statale, rilanciando lo slogan “Blocchiamo tutto”.
Anche a Torino i movimenti studenteschi hanno scelto la via dell’occupazione, prendendo possesso di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche. A Bologna, invece, il corteo di liceali e universitari ha tentato di bloccare la stazione ma l’intervento delle forze dell’ordine in assetto antisommossa ha fermato l’iniziativa con momenti di tensione.
Sul piano internazionale, Hamas ha definito inaccettabile la proposta americana di pace elaborata sotto la presidenza Trump, chiedendo modifiche sostanziali. Nel frattempo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che l’Italia è pronta a valutare possibili sanzioni commerciali nei confronti di Israele, segno di una crescente pressione politica che si riflette anche nelle piazze del Paese.
Le manifestazioni in Italia, quindi, non sono episodi isolati ma parte di un’ondata di mobilitazioni che trasforma le università e le stazioni in palcoscenici del conflitto mediorientale, con un impatto diretto sulla vita quotidiana e un messaggio politico che risuona ben oltre i confini nazionali.