Una donna toscana di 55 anni, affetta da sclerosi multipla a decorso progressivo, ha ottenuto il via libera per il suicidio assistito, ma le sue condizioni fisiche le impediscono di somministrarsi autonomamente il farmaco letale. Paralizzata dal collo in giù, ha chiesto che sia il suo medico di fiducia a somministrare il farmaco, ma il tribunale di Firenze ha sollevato la questione di costituzionalità sulla legittimità di tale richiesta.
Il caso, che arriva alla Corte Costituzionale, riguarda il diritto all’autodeterminazione nel fine vita e solleva dubbi legali e morali. La donna ha vissuto per anni in condizioni di sofferenza estrema e ha dichiarato di non voler subire trattamenti invasivi contro la propria volontà per poter accedere all’eutanasia.
L’8 luglio la Consulta dovrà esprimersi su un tema che ha suscitato un ampio dibattito pubblico e politico, sollevando interrogativi sul diritto di una persona a scegliere quando porre fine alle proprie sofferenze. La decisione potrebbe segnare un punto cruciale nella legislazione italiana riguardante il fine vita.