In Italia si sta profilando una crisi silenziosa ma estremamente grave: la carenza di radioterapisti oncologi. A lanciare l’allarme sono stati esperti e istituzioni riuniti al Senato durante il convegno “Il futuro della radioterapia”, dove è emerso che il numero attuale di specialisti – poco più di un migliaio – è insufficiente a garantire un’adeguata copertura delle esigenze terapeutiche dei pazienti oncologici.
La radioterapia, trattamento fondamentale per circa il 70% dei malati di cancro, rischia di diventare sempre meno accessibile a causa di un sistema formativo che non valorizza abbastanza questa specializzazione. Il problema non risiede nelle tecnologie – spesso all’avanguardia – ma nella mancanza di medici formati e percorsi organizzativi strutturati.
Secondo i relatori, tra cui la Senatrice Tilde Minasi, il professor Marco Krengli e la dottoressa Cinzia Iotti, è urgente intervenire riformando i percorsi universitari, investendo nella formazione e riducendo le disparità territoriali nell’accesso alle cure. Tecniche moderne come la radioterapia ipofrazionata e la protonterapia sono efficaci e meno invasive, ma restano sottoutilizzate per mancanza di personale e risorse.
Organizzazioni come FAVO e SIUrO hanno ribadito l’importanza di integrare i radioterapisti nelle reti oncologiche regionali e nei Tumor Board per garantire terapie più personalizzate e tempestive.
Il quadro è chiaro: senza un intervento rapido e deciso delle istituzioni, la capacità del sistema sanitario di offrire cure oncologiche moderne e accessibili potrebbe essere seriamente compromessa.