L’8 e il 9 giugno 2025 gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari di tipo abrogativo. Quattro riguardano il mondo del lavoro e uno la cittadinanza. I temi toccano aspetti centrali della vita dei cittadini: il reintegro per licenziamenti illegittimi, le tutele economiche per i lavoratori delle piccole imprese, l’uso dei contratti a termine, la responsabilità dei committenti negli appalti, e la riduzione da dieci a cinque anni del periodo necessario per richiedere la cittadinanza italiana.
I promotori — tra cui CGIL e associazioni civiche — hanno raccolto milioni di firme per superare la soglia necessaria, confermando l’interesse diffuso su questioni che intrecciano giustizia sociale, diritti civili e tutela del lavoro. I cittadini potranno votare anche solo su alcuni quesiti, ciascuno rappresentato da una scheda di colore diverso. Affinché l’esito sia valido, è necessario che alle urne si rechi almeno il 50% degli aventi diritto.
Questo referendum rappresenta una chiamata diretta alla partecipazione democratica. Non si tratta di un semplice voto tecnico, ma di una scelta che potrebbe segnare un cambio di rotta importante nella normativa italiana in materia di lavoro e integrazione.