La stagione influenzale 2024-2025 ha segnato un record storico in Italia con oltre 16 milioni di persone colpite da sindromi simil-influenzali, secondo i dati ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità. Una diffusione mai registrata prima nel nostro Paese, attribuita alla compresenza di più ceppi virali – influenzali A/H1, A/H3 e B – e alla circolazione simultanea di altri virus respiratori come il rhinovirus e il virus sinciziale.
Nonostante le previsioni indicassero un rallentamento rispetto all’anno precedente, la stagione è risultata tra le più aggressive di sempre, complice anche una ridotta immunità della popolazione dovuta alle passate restrizioni anti-Covid. A livello europeo, la tendenza è stata analoga, con un’intensità diffusa in tutta l’UE.
Negli Stati Uniti, dove si sono registrati milioni di contagi e migliaia di decessi, il governo ha avviato un progetto ambizioso: sviluppare entro quattro anni un vaccino influenzale universale, basato su tecnologie tradizionali ma mirato a proteggere contro più ceppi virali. Il piano, del valore di 500 milioni di dollari, è coordinato dai principali centri di ricerca americani e prevede i primi test clinici già nel 2026.
Il boom di casi in Italia è stato definito dagli esperti come il risultato di un mix di fattori virologici e ambientali, che ha colto impreparati anche i sistemi di prevenzione. La sorveglianza sanitaria resta quindi fondamentale, in attesa che la ricerca possa offrire soluzioni preventive più estese e durature.