La sanità pubblica italiana sta affrontando un’emergenza silenziosa: le liste d’attesa sono ormai fuori controllo. Secondo l’ultima indagine di Altroconsumo, oltre la metà delle visite specialistiche e un terzo degli esami diagnostici superano i tempi massimi previsti dalla normativa. E nei casi urgenti, la situazione è ancora più critica: il 76% delle prestazioni classificate come “U” o “B”, quindi necessarie entro pochi giorni, non viene garantito nei tempi previsti.
Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalle agende chiuse: nel 26% dei casi non è possibile prenotare alcun appuntamento per mancanza di disponibilità. Risultato? I cittadini sono costretti ad aspettare mesi, se non addirittura un anno intero, per esami essenziali come mammografie e colonscopie. Nel frattempo, il 40% degli intervistati ha dichiarato di aver visto peggiorare il proprio problema di salute.
Di fronte a questa realtà, molti scelgono il privato: il 30% degli italiani ha pagato di tasca propria una visita, con una spesa media di 138 euro, che in alcuni casi arriva a 725 euro. Chi può, si affida a un’assicurazione sanitaria, ma chi non ha alternative spesso rinuncia del tutto alle cure.
Il quadro generale è desolante: mentre la spesa sanitaria delle famiglie italiane è aumentata del 10,3% solo nell’ultimo anno, la sanità pubblica continua a perdere terreno. E così, il diritto alla salute si trasforma in una questione di possibilità economiche.