L’introduzione del processo penale telematico, prevista dal 1° gennaio 2025, ha subito una partenza problematica in numerosi tribunali italiani. Le difficoltà tecniche, come l’impossibilità di registrare firme digitali o redigere verbali telematici, hanno costretto molti giudici a rinviare le udienze o a ripiegare sui metodi analogici. A Roma la riforma è stata sospesa per un mese, mentre a Milano il rinvio è stato esteso fino al 31 marzo.
L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha definito la situazione un “fallimento annunciato”, evidenziando come il ministero abbia avviato la digitalizzazione senza test adeguati né sufficienti risorse tecnologiche e organizzative. I problemi, già segnalati durante la fase di sperimentazione, includono carenze infrastrutturali e supporto inadeguato per il personale amministrativo e giudiziario. Nonostante i segnali d’allarme lanciati da CSM e magistratura associata, le criticità sono state sottovalutate, compromettendo l’efficienza del sistema giudiziario.
Questa partenza difficoltosa mette in luce le sfide di una transizione tecnologica non pianificata con attenzione, sollevando interrogativi sull’effettiva capacità di garantire una giustizia più rapida e accessibile.