La Consulta approva colloqui intimi tra detenuti e partner, segnando un momento storico per il sistema penitenziario italiano. La recente sentenza della Corte Costituzionale rappresenta una svolta per i diritti dei detenuti, consentendo loro di avere momenti di intimità con i loro cari, un diritto finora negato.
La decisione segue la constatazione dell’illegittimità dell’articolo 18 dell’ordinamento penitenziario, che imponeva il controllo a vista durante i colloqui tra detenuti e familiari. Ora, la Corte sottolinea l’importanza dell’affettività e della vita privata, riconoscendo il diritto alla sessualità, in linea con la Convenzione europea dei diritti.
Questa mossa si allinea con le pratiche già adottate in diversi paesi europei, come Francia, Spagna e Germania, dove sono previsti spazi dedicati per colloqui intimi. Tuttavia, la Consulta chiarisce che tale diritto non sarà esteso ai detenuti sottoposti a regime di massima sicurezza o a quelli condannati per reati gravi, mantenendo un equilibrio tra le necessità di sicurezza e i diritti dei detenuti.
La Corte ha evidenziato che la mancanza di intimità può avere effetti negativi sulla risocializzazione dei detenuti. La decisione cerca di offrire un’opportunità per mantenere e rafforzare i legami familiari, fondamentali per il benessere emotivo e psicologico dei reclusi.
Nonostante la decisione rappresenti un passo avanti per i diritti umani, pone anche delle sfide logistiche e organizzative per le carceri italiane, già alle prese con problemi di sovraffollamento e risorse limitate. Sarà necessario creare spazi adeguati che garantiscano privacy e sicurezza, oltre a stabilire criteri chiari per l’ammissibilità ai colloqui intimi.
La Consulta approva colloqui intimi tra detenuti e partner, aprendo la strada a un cambiamento significativo nel sistema penitenziario. Sebbene la decisione presenti delle sfide, segna un importante passo avanti verso il riconoscimento e il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti.