Il 5 gennaio ha segnato un tragico destino per Matteo Concetti, un giovane di 25 anni, nel carcere di Montacuto. Matteo, che soffriva di una seria patologia psichiatrica, è morto suicida in circostanze che hanno scosso l’opinione pubblica e la sua famiglia. La tragedia in carcere di Matteo ha rivelato lacune nel sistema penitenziario e sollevato domande sulla cura e l’assistenza dei detenuti con necessità speciali.
La condizione di Matteo nel carcere di Montacuto era già nota alla famiglia. La madre, Roberta Faraglia, ha descritto il loro ultimo incontro come straziante, con Matteo disperato e implorante di non essere lasciato in quella struttura. La tragedia in carcere si è aggravata quando, poche ore dopo, è arrivata la notizia del suo suicidio. Questo evento ha lasciato la famiglia in uno stato di profondo dolore e richiesta di giustizia.
La morte di Matteo in carcere solleva interrogativi importanti sulla gestione dei detenuti con problemi psichiatrici. La famiglia ha espresso dubbi sulla decisione di tenerlo in isolamento e sulla mancanza di cure adeguate. La loro richiesta di giustizia si concentra sulla necessità di comprendere come una tragedia del genere possa verificarsi in un sistema che dovrebbe proteggere e assistere.
Questa tragedia in carcere mette in luce la necessità di riforme nel trattamento dei detenuti con problemi di salute mentale. La storia di Matteo Concetti è un chiaro esempio di come il sistema possa fallire nel fornire il supporto necessario, portando a conseguenze fatali.
La famiglia di Matteo ora chiede risposte e giustizia, sperando che la sua storia possa portare a un cambiamento significativo nel modo in cui i detenuti con patologie psichiatriche vengono trattati nel sistema penitenziario.