Eco-Azioni a Venezia stanno provocando intense discussioni. Di recente, la città ha risposto con un pugno di ferro agli attivisti di Extinction Rebellion, che hanno eseguito dimostrazioni audaci per attirare l’attenzione sulla crisi climatica globale.
Questi attivisti, alcuni dei quali studenti dell’Università Ca’ Foscari, hanno partecipato a una protesta spettacolare. Calandosi dal famoso Ponte di Rialto, hanno immerso in acqua una sostanza nota come fluoresceina, sostenendo di non nuocere all’ambiente.
Tuttavia, le autorità hanno reagito severamente, emettendo multe che ammontano a 35.000 euro e denunciando 28 persone. Inoltre, a cinque partecipanti è stato imposto un divieto di ingresso a Venezia per quattro anni, e tre hanno ricevuto un DASPO urbano di 48 ore.
Questa azione radicale, mirata a denunciare il fallimento politico della COP28 e la mancanza di azione efficace contro la crisi climatica, ha suscitato molte polemiche.
Mentre alcuni lodano gli attivisti per la loro audacia nell’affrontare un problema così critico, altri li criticano aspramente, accusandoli di vandalismo e di comportamenti irresponsabili.
La risposta di Extinction Rebellion alle denunce è stata ferma: hanno etichettato le accuse come “pretestuose”, sostenendo che non c’è un legame diretto tra le azioni compiute e le denunce ricevute.
Hanno evidenziato che anche persone non direttamente coinvolte nelle proteste, come turisti e membri dell’ufficio stampa, sono state coinvolte nelle denunce.
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha espresso una forte opposizione alle eco-azioni, definendole “acrobazie” e sottolineando la fragilità di Venezia, una città che richiede amore e rispetto.
Ha lamentato l’interruzione dei servizi pubblici e i danni potenziali all’ambiente urbano e ai monumenti storici.
In conclusione, le Eco-Azioni a Venezia sollevano domande importanti sulla linea di confine tra protesta pacifica e azioni che possono essere percepite come dannose o invasive.
Mentre la lotta per l’attenzione sulla crisi climatica continua, è chiaro che il dibattito su come meglio affrontare questa sfida globale rimane più acceso che mai.