E’ Crozza il mattatore del festival di Sanremo. L’appuntamento più atteso con l’effetto di quel dolce tanto buono ma che ti viene servito in un cucchiaino, quando magari vorresti farne una scorpacciata. Un festival della malinconia che parte dall’Amara terra mia che vince la cover, alle stonature di Abano che hanno lo stesso effetto di Wanda Osiris quando ad 80anni le facevano scendere le scale pretendendo la stessa avvenenza di quando ne aveva venti. Un festival stonato come Maldestro e, perché no, come Maria De Filippi e Carlo Conti, entrambi bravi singolarmente, ma insieme una frana. E’ come se si avessero due coppie di ruote, quelle anteriori che corrono e quelle posteriori che rallentano. Per la verità le canzoni, pur ascoltandole più volte non si riescono a ricordare. Canzoni stonate cantava Gianni Morandi, ma la sua era intonata. Delusione anche tra gli ospiti tranne qualche eccezione, con Tiziano Ferro all’ultimo suo festival se è vero che è l’ultimo di Conti. Si ricorderà per i comici. Aveva capito come sarebbe andata a finire Ermal Meta che non a caso ha scelto come titolo Voglio morire. Ora prepariamoci alla serata finale, forti degli ascolti che hanno sostituito l’indice di gradimento, con i favori ricevuti dagli altri canali compreso Master Chef che, pur in contemporanea, dispone di parecchie repliche. E’ il Festival con i fiori di Sanremo che se potessero parlare direbbero: “Si dispensa dai fiori”