“Ogni tipo di dipendenza è cattiva, non importa se il narcotico è l’alcool o la morfina o l’idealismo.”
Questo è il giudizio sulla dipendenza da parte di Carl Gustav Jung, uno dei più importanti psicologi della fine del ‘900.
Uomo di grande cultura, lo psicologo svizzero, ha studiato a fondo vari temi di carattere mitologico, letterario, religioso ma soprattutto sociale di tutti i tempi e di tutti i paesi.
Molti dei suoi studi sono stati incentrati sul rapporto uomo-dipendenze e i loro effetti collaterali.
E’ molto interessante il risultato di uno dei suoi tanti esperimenti (alcuni anche basati su se stesso), che mettono in stretta relazione il consumo delle sostanze stupefacenti con una vera e propria dipendenza dell’inconscio, dipendenza che si caratterizza per l’assoluta sottomissione ai simboli potenti presenti in esso, verso i quali il tossico-dipendente non trae alcun beneficio, ma soltanto una esistenza “parassitaria” in virtù dell’energia generata da questi. In quest’ottica, quindi, si potrebbe concepire la persona dipendente da sostanze, come uno sciamano decaduto, incapace di gestire il contatto con l’inconscio e completamente schiavo delle sue stesse immagini inconsce.
Come possiamo vedere, già da parecchio tempo sono noti gli effetti dipendenti delle droghe sull’uomo, ma anche di quelle tematiche che molto spesso vengono trattate allo stesso livello di pericolosità, quali alcool e giochi d’azzardo.
Ma allora perchè gli uomini e in particolare i giovani sono intrigati ad affacciarsi a questo tipo di mondo?
Sono molteplici i motivi per cui ci si avvicina ad un mondo apparentemente piacevole ma pieno di trappole e ostacoli che, quando si abbassa la guardia, diventano quasi insormontabili,delle vere e proprie montagne da scalare.
Si va dalla quasi impercettibile tenerezza della donna anziana che si gioca la pensione alle “slot machine” per arrotondare lo stipendio,passando per l’uomo di mezza età che trova in ogni momento l’occasione per bere, fino all’ingenuità di un ragazzino al cospetto della sua prima “canna”, magari per per farsi notare da una ragazzina che gli piace.
Secondo un’attivista della comunità di recupero leccese “Emmanuel”,è proprio questo il problema principale.L’uso della droga che in genere avviene con molta superficialità, poiché le viene attribuita la funzione di fornire delle risposte immediate ai seguenti bisogni e desideri personali quali:ricerca di un espansione del proprio livello di consapevolezza personale,sperimentazione di nuove sensazioni per ricercare una dimensione diversa da quella della quotidianità,facilitazione dell’integrazione col gruppo, rafforzamento dell’autostima favorendo la scomparsa di autovalutazioni negative etc…
Ovviamente, nonostante sia abbastanza frequente la possibilità di entrare in contatto con le droghe, non tutti diventeranno dei consumatori abituali. La tossicodipendenza è una malattia che si fonda sull’intenso desiderio psichico della droga, la cui funzione è simile a quella di un farmaco.
Quali sono le dipendenze più diffuse in Italia?
La cannabis resta (alcool a parte), la sostanza psicoattiva più diffusa in Italia e in Europa e in Italia, seguita dalla cocaina. Ma anche l’eroina non è affatto sulla via del tramonto e aumentano gli adulti che scelgono sostanze sintetiche.
Secondo lo studio Ipsad dell’Ifc-Cnr di Pisa in Italia il livello di consumo di droghe registra livelli di consumo superiori alla media europee.“Circa 12 milioni di europei,hanno fatto uso di cannabis 22,5 milioni nell’ultimo anno, pari al 6,7%.
L’Italia va oltre la media,nel 2011 sono oltre 3,5 milioni (8,7%) coloro che ne hanno fatto uso in un anno. La fascia di popolazione italiana più coinvolta è quella dei giovani, i 15-34enni.
Secondo questo studio sono quasi 32 milioni (80%) gli italiani di 15-64 anni che hanno bevuto almeno una bevanda alcolica nell’anno e il tabacco,
è in diminuzione ma ancora diffuso: sono 12,5 milioni (31,4%) coloro che non hanno rinunciato alla sigaretta nell’ultimo anno.
A creare una vera e propria emergenza socio-sanitaria è il gioco d’azzardo.
In Italia quasi la metà (47%) della popolazione tra i 15 e i 64 anni, hanno giocato almeno una volta durante l’anno.
Il grido d’allarme viene lanciato dalla cordinatrice dell’Osservatorio di studi economici di Bologna:i minorenni sono sempre più attratti dal mondo dei giochi in denaro.
Su un campione di 300 ragazzi tra i 15 e i 20 anni più del 60% ha giocato almeno una volta.Seppur vi sia la consapevolezza che il gioco possa trasformarsi in dipendenza,occorre rafforzare ulteriormente l’iniziatica d’informazione e sensibilizzazione.
A tal proposito in questi giorni, alcuni esponenti politici, propongono la riduzione di ogni tipo di pubblicità riguardante il gioco d’azzardo. Proprio parlando di discussioni politiche, nel mese di Luglio è stato presentato alla camera dei deputati il disegno di legge per la legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico.
Da molti anni si discute delle possibili conseguenze che porterebbe la legalizzazione della cannabis. Uno dei dati positivi sarebbe sicuramente un maggior controllo sulla distribuzione da parte dello Stato, togliendo così il monopolio alla criminalità organizzata e l’incremento delle casse del governo. Dall’altra parte, però, come dice Papa Francesco:” La droga non si vince con la droga.La droga è un male e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi.”
D’altronde bisogna tener conto anche che l’Italia non è ancora pronta per una legge del genere. Con l’attuale menefreghismo e “apparente” furbizia, ci sarebbero tanti malati immaginari con il bisogno della “medicina”.
Come detto in precedenza, uscire dal mondo delle dipendenze non è facile, ma non impossibile. Quali possono essere le soluzioni?
In realtà esiste in particolare una soluzione che ne racchiude in se molte altre:l’inseguimento di una passione, di uno sport, dell’arte, della musica, anche nel proprio lavoro/studio ma soprattutto nella vita.
Toccante è l’esperienza dell’ex giocatore argentino della Juventus, Carlitos Tevez che ha raccontato in un’intervista dopo la morte del suo migliore amico:”La mia infanzia è stata difficile,ho vissuto in un posto dove droghe e omicidi erano all’ordine del giorno(…)Vivere in quel mondo,anche se sei ragazzino,ti fa crescere in fretta e ti mette in codizioni di scegliere da solo la tua strada . Io ho scelto il pallone, Cornel, il mio migliore amico, la strada della criminalità.Gli volevo bene, ha pagato una sua scelta in un mondo difficile.”
L’altra testimonianza importante è quella di Fabrizio Moro, cantante romano che era immischiato nel mondo della droga:”18 anni cominciai a
prendermi ecstasy,pillole che m’illudevano di essere più sveglio e più forte. E’ durato 6 o 7 anni.Tutto è cambiato grazie ad un semplice specchio:ero il fantasma di me stesso(…) o cambiavo o morivo. Mi ha salvato la musica,è stata il primo passo verso la mia indipendenza,una passione più grande di tutto,della droga,delle mie paure, che mi faceva sentire vivo.”
Moro nel 2007, dopo essere uscito dal tunnel della droga, vince “Sanremo Giovani” con “Pensa”, realizzando in parte i suoi sogni.
Queste sono solo due delle tante esperienze di ragazzi che vivevano situazioni difficili, ma che sono riusciti ad uscirne realizzando i propri sogni. Uscire da una dipendenza non è facile se si è soli. La parola d’ordine è COMUNICARE, se è necessario anche GRIDARE!
Dichiarare i problemi alla famiglia e ai cari,con l’impegno,la perseveranza ma soprattutto con il loro affetto, si troverà il modo d’uscire da quel tunnel e finalmente gridare: ”LIBERTÀ!”