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giovedì, 21 Novembre 2024

Taranto rossoblu. Come il sangue, il mare, le polveri dell’Ilva.

Mentre a Parigi si incontrano 193 paesi per discutere e giungere ad un accordo in merito ad un possibile nuovo trattato sul cambiamento del clima finalizzato a ridurre le emissioni globali di gas serra e a scongiurare quindi il rischio di un pericoloso cambiamento climatico, in una città del sud Italia, affacciata su due mari, circondata da antica bellezza e proprietaria di una delle più importanti opere di ingegneria meccanica, il Ponte di San Francesco di Paola conosciuto come Ponte Girevole che non passò inosservato agli occhi di quel grande poeta e letterario di Gabriele D’Annunzio che gli rese omaggio in un suo poema “Laudi del Cielo del Mare della Terra e degli Eroi “ che lega il borgo vecchio al borgo nuovo, le sole cose che si riducono sono le ore d’aria della popolazione e anziché scongiurarli, nei pericoli si incorre. A Taranto la Asl annuncia e consiglia che se tira vento con raffiche da nord-ovest , ovvero dagli impianti dell’Ilva, è meglio prendere delle precauzioni facendo sport e tenendo le finestre aperte solo dalle ore 12 alle ore 18. In sintesi, i cittadini dovrebbero organizzare la propria vita in funzione della quantità di inquinamento, di emissioni di diossina presente nell’aria. Dovrebbero valutare quando è ‘meglio’respirare veleni. Se nelle ore sconsigliate dall’Asl e dal sindaco Ippazio Stefano oppure nelle restanti ore della giornata. Respirare per 6 ore. Inconcepibile. Intollerabile. Eppure a Taranto le associazioni ambientaliste a tutela del territorio, della salute e del lavoro, esistono e svolgono una funzione attiva e viva contro la grande quercia tossica, l’Ilva. L’allarme sulle emissioni era stato lanciato in più occasioni dall’associazione ambientalista Peacelink, presieduta da Alessandro Marescotti, che aveva chiesto , anche dopo una serie di rilevazione autonome sulla qualità dell’aria condotte negli ultimi mesi, al sindaco di emettere un’ordinanza di chiusura della cokeria Ilva. Parole buttate al vento. A quel vento velenoso che ammazza e distrugge, perché al posto di sperati provvedimenti reali e concreti sono arrivati consigli e suggerimenti. «Questi dati e le raccomandazioni fornite sono da vero e proprio bollettino di guerra e ci fanno comprendere che la situazione di Taranto è grave e lo è ancor di più il silenzio e l’inazione del sindaco di Taranto – afferma Bonelli – del ministro dell’Ambiente e della Sanità che non solo non dicono nulla ma che nulla fanno per impedire che i cittadini respirino veleni». «Il ministro Galletti e tutti quei parlamentari che hanno votato i decreti salva Ilva – conclude Bonelli – vengano a vivere nel quartiere Tamburi, comprenderanno cosa significa respirare ogni giorno Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici) e veleni vari».
Sono passati quasi cinquant’anni dalla nascita dell’Ilva e lo scenario odierno è catastrofico. Tragico. Un danno inarrestabile non solo per l’ambiente ma per l’intera popolazione. Gente ammalata a causa dei veleni. I decessi causati da tumore sono in forte aumento. Nascite on gravi patologie. In una terra martoriata, uccisa, derisa dove regna la disperazione, la rassegnazione ad una esistenza insana la cosa più triste è la costrizione. L’obbligo imposto alla popolazione di scegliere tra la salute e il lavoro. Tra la morte e la sopravvivenza. Una terra abbandonata che lotta da sola contro il potere economico e politico.

Elena D’Ettorre

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