Quando si attuano politiche di (r)innovazione in sistemi, ordinamenti, metodi di produzione è logico immaginare (prima di attuare) l’impatto e il successo che il cambiamento comporterebbe. Ma la logica, oggi, è divenuta una capacità acquisita anziché una dote innata. La mano del cambiamento ha impresso uno schiaffo significativo alla scuola. Gesso e lavagna sono stati sostituiti da lavagne interattive multimediali, carta e penna da computer e tablet, e la velocità di connessione ha preso il posto della velocità di scrittura, magari in un dettato. Eppure i numeri dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) affermano che di per sé le tecnologie non portano a un miglioramento apprezzabile nelle competenze linguistiche, matematiche e scientifiche degli studenti. Anzi, un uso intensivo del computer a scuola conduce a risultati peggiori di chi lo utilizza moderatamente. LOGICO, verrebbe da esclamare. E’ impensabile adattare i vecchi sistemi di una scuola tradizionale e la sua pedagogia ad una realtà sociale mutata. L’attuale sistema scolastico italiano, seppure forzatamente allineato con la tecnologia, è ancora il riflesso di un vecchio sistema fondato sul modello autoritario. Pensiamo alle aule e alla loro disposizione. Le aule sono luoghi dove gli studenti si danno le spalle senza potersi guardare negli occhi, rivolti verso la cattedra su cui siede l’insegnante. Un chiaro ed evidente segnale di come la scuola sia strutturalmente arretrata. Vivendo una simile realtà quotidiana , diviene facile e quasi ‘normale’, non curarsi nelle interazioni con gli altri, di alcuni importanti concetti. Come ad esempio, il fatto che rivolgere le spalle agli altri è sinonimo di scarsa educazione e rispetto. La scuola è un luogo di formazione culturale e psicologica. Un altro problema del nostro sistema d’istruzione è il linguaggio che la burocrazia scolastica ha adottato in modo economicistico (crediti, debiti, offerta formativa) e militare (obiettivi finali, strategie, esercitazioni). Imposizioni, Obblighi, Doveri. Elementi che inducono gli alunni a vivere l’esperienza scolastica con pochi o assenti stimoli, inducono all’abbandono degli studi in quanto non aiuta a migliorare la scarsa propensione allo studio da parte di alunni poco volenterosi. Un ulteriore problema riguarda le discipline studiate. Due pesi e due misure. Le materie umanistiche pesano meno delle materie scientifiche ed economiche credendo che il percorso formativo debba essere finalizzato al raggiungimento dell’utile per la crescita economica. Pertanto, i saperi disinteressati (umanistici) sono stati superati. Prima di portare ‘nuovi strumenti’ attraverso l’innovazione tecnologica all’interno della scuola, chiediamoci se sia utile e produttivo. Il dovere che ha la scuola, è quello d cambiare organizzazione e struttura. La destinazione dell’istruzione non è nell’utile o nella ricerca del profitto. E la tecnologia non sempre e non in tutto è sinonimo di miglioramento.
E.D’E.